CANBERRA - Anthony Albanese cercherà di imitare Bob Hawke se vincerà le prossime elezioni, convocando un vertice con i leader del mondo imprenditoriale, i sindacati e il suo governo per gettare le basi per il ritorno al pieno impiego nell’Australia post-Covid. L’ha annunciato nell’intervento di venerdì scorso al Circolo nazionale della stampa  impegnandosi a presentare un ‘libro bianco’ sul lavoro  che apra la strada alle riforme e affronti con decisione il problema dell’insicurezza e casualità dell’impiego.

Al tavolo del summit siederanno esperti di ogni settore per poter raggiungere un ‘accordo’ sul come procedere per fare fronte alle sfide, lanciate nel rapporto Intergenerazionale, che il Paese ha davanti a sé per continuare a crescere e prosperare nei prossimi quarant’anni. 

Nonostante il netto miglioramento del tasso di disoccupazione, sceso lo scorso maggio al 5,1 per cento, Albanese ha dichiarato che è necessario pensare alle problematiche e ai traguardi del mondo del lavoro andando oltre ai dati mensili. “Parlare oggi di piena occupazione - ha detto Albanese -, è ben diverso del periodo post-bellico quando il lavoro in Australia era garantito”.

“La verità è che, oggi - ha continuato il leader dell’opposizione -, 1,7 milioni di australiani stanno cercando un lavoro o perlomeno vorrebbero lavorare più ore. E altri 4 milioni hanno un impiego che non è sicuro. Non c’è consenso sulla definizione di piena occupazione”.  

Albanese ha anche detto che il Partito laburista vede nella crisi climatica un’opportunità per creare nuovi posti di lavoro. “Il mondo sta cambiando. E abbiamo l’opportunità di posizionare il Paese per il futuro. Non possiamo lasciare che il peso morto dell’ideologia dei liberal-nazionali ci faccia da zavorra e ci tenga indietro”.