La guerra tra Israele e Iran sicuramente giustifica il rientro anticipato di Donald Trump a Washington, ma la delusione per il mancato incontro con il presidente degli Stati Uniti resta. Eppure, Il primo faccia a faccia tra il capo della Casa Bianca e Anthony Albanese, ai margini del vertice dei G7 in Canada, era in forse dal primo momento in cui è stato annunciato. Ancora prima che iniziasse il devastante botta e risposta a suon di missili tra Tel Aviv e Teheran e che la temperatura dell’incertezza e imprevedibilità globale raggiungesse i livelli record di questi ultimi giorni.
Trump è rimasto nel resort di Kananaskis, in Alberta, il tempo di partecipare ad una prima riunione dei ‘sette grandi’ della Terra e alla cena ufficiale di apertura del summit, prima di rientrare a Washington a causa della situazione sempre più incandescente nel Medio Oriente.
Albanese sarebbe stato il penultimo leader che il presidente americano avrebbe dovuto incontrare martedì pomeriggio (orario canadese) prima di congedarsi dal vertice; quindi, il primo ministro australiano non è stato il solo a rimanere deluso dal ‘forfait’ di Trump che ha spiegato di preferire di condurre gli incontri di emergenza di persona, nella Situation Room della Casa Bianca, dove si riunisce il Consiglio di sicurezza, anziché al telefono. Tra i delusi di primo piano anche il leader ucraino Volodymyr Zelensky e il primo ministro indiano Narendra Modi.
Albanese ha dovuto ‘accontentarsi’ di un bilaterale straordinario con la sua controparte britannica, Keir Starmer che avrebbe ricevuto dall’amico Trump (l’amicizia è sfociata quasi spontanea, ha fatto sapere il magnate americano, che ha concesso anche riduzioni fiscali sulle importazioni dal Regno unito) un’assicurazione – confermata da un silenzioso assenso del presidente durante una conferenza stampa congiunta - sul proseguimento del progetto AUKUS, comunque sottoposto ad una revisione che sarà completata, nel giro di 30 giorni, dal Dipartimento della Difesa Usa.
Il primo ministro, al posto di Trump - in quei 20 minuti che erano stati accordati per il tu per tu con il presidente - ha comunque incontrato il meglio che c’era a disposizione per ciò che riguarda la delegazione americana in Canada: ha potuto, infatti, parlare di dazi e minerali critici sia con il rappresentante Usa del Commercio, Jamieson Greer che con il direttore del National Economic Council, Kevin Hassett prima di un breve incontro, in separata sede, con il segretario del Tesoro, Scott Bessent.
Non è tornato insomma completamente a mani vuote dal Canada mentre la diplomazia è già al lavoro per fissare un appuntamento alla Casa Bianca in settembre, in occasione della preventivata missione negli Stati Uniti del primo ministro per partecipare all’assemblea delle Nazioni Unite a New York. Anche se in queste ore circolano addirittura voci di una possibile occasione supplementare al vertice Nato, in programma la prossima settimana in Olanda. Al momento dovrebbe andarci il ministro della Difesa, Richard Marles, ma ormai non si esclude più niente e tutto cambia a ritmi senza precedenti anche sui palcoscenici internazionali.
E’ andata male con Trump in Canada ed è abbastanza ovvio che l’opposizione, in disperato bisogno di ritagliarsi qualche minimo spazio di visibilità e ascolto, si sia fatta timidamente avanti per accusare il primo ministro di avere aspettato troppo per cercare di incontrare il presidente Usa dopo il suo insediamento all’inizio dell’anno. Secondo la leader liberale Sussan Ley, Albanese avrebbe dovuto fare come hanno fatto altri leader mondiali e organizzare un incontro alla Casa Bianca per ‘farsi conoscere’ personalmente invece che optare per le ‘congratulazioni di rito’ via telefono, sminuendo, a suo dire, l’importanza dei rapporti diretti tra i leader dei due Paesi.
Scaramucce politiche, ma a parte la delusione del non incontro con Trump, Albanese al G7 ha avuto la possibilità di mettere in vetrina il ruolo che l’Australia è in grado di recitare per ciò che riguarda il relativamente nuovo mercato globale dei minerali critici. Nel suo intervento al vertice canadese, il primo ministro ha così sottolineato le preoccupazioni sulle catene di approvvigionamento mondiali di risorse naturali che sono diventate essenziali nel campo della transizione energetica.
Albanese ha affermato che negli ultimi anni “abbiamo tutti percepito l’impatto dei conflitti, delle pratiche non di mercato e della concorrenza sleale”. Il capo di governo non ha menzionato direttamente la Cina per questo, ma ha parlato di una necessità di allentare quella che sembra essere una stretta sui mercati: “I minerali critici sono i nuovi motori della sicurezza energetica – ha detto Albanese -. L’Australia è fortunata ad avere alcuni dei più grandi giacimenti di minerali critici al mondo. Ma stiamo riscontrando sempre più che i mercati dei minerali critici sono concentrati e vulnerabili alla manipolazione”.
“I produttori faticano a restare competitivi e le catene di approvvigionamento sono colpite da divieti e controlli sulle esportazioni”, ha continuato il primo ministro, aggiungendo poi che “la sicurezza energetica sostiene la nostra crescita e prosperità, ed è essenziale per la nostra resilienza economica e sicurezza nazionale. Che si tratti di affrontare la sfida del cambiamento climatico e guidare la transizione energetica o di alimentare le nuove tecnologie che possono trasformare la nostra economia in futuro, è fondamentale per il nostro interesse nazionale”.
L’Australia ha, quindi, aderito al Piano d’Azione del G7 sui Minerali Critici che prevede di sostenere catene di approvvigionamento sicure e diversificate, per cercare di creare condizioni eque e stabilire un mercato stabile che rifletta i veri costi della produzione di prodotti e pratiche commerciali di alto standard.
Riprendendo un po’ alcuni dei temi della recente campagna elettorale, Albanese ha anche parlato degli sforzi che il suo governo sta facendo e continuerà a fare per lo sviluppo della “manifattura ad alta tecnologia e ai progressi nell’Intelligenza Artificiale e nella tecnologia quantistica” con investimenti significativi nel settore. E già che c’era non ha abbandonato la presa per ciò che riguarda il suo impegno di riprendere il dialogo con l’Unione Europea per accelerare il piano di finalizzare un accordo di libero scambio e rafforzare i legami in materia di sicurezza.
Albanese, che rientrerà in Australia questa mattina, ha avuto un colloquio anche con il primo ministro giapponese Shigero Ishiba, nel corso del quale ha incoraggiato maggiori investimenti da parte delle aziende giapponesi, sottolineando che la relazione tra i due Paesi è “più stretta che mai”. Una considerazione confermata dalla sua controparte giapponese che ha dichiarato: “Penso che il coordinamento tra Giappone e Australia continui davvero a essere un esempio di cooperazione tra Paesi affini, e andando avanti voglio assicurarmi che un Indo-Pacifico libero e aperto possa diventare realtà”.
Durante uno scambio di battute con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, Albanese lo ha ringraziato per il sostegno che sta dando all’accordo di libero scambio che l’Australia sta cercando di raggiungere con la UE, considerandolo davvero molto importante per il futuro economico del Paese e sottolineando, una volta di più, il suo desiderio di concluderlo rapidamente. Merz ha assicurato che farà “tutto il possibile per accelerarlo un po’”.