Alberto Lupo, uno dei protagonisti della storia della televisione e della radio italiana, attore, presentatore e interprete di poesie e canzoni memorabili, nasceva esattamente cent’anni fa, il 19 dicembre 1924. Per più di una generazione di italiani Lupo è stato la voce, suadente, calda, di un attore affascinante e garbato che, passando per il teatro, il cinema, il varietà televisivo e la canzone, raggiunse una vastissima popolarità tra gli anni ‘60 e ‘70. Lo sceneggiato televisivo “La cittadella” lo consacrò con la messa in scena della prima storia di un camice bianco sul piccolo schermo, mentre il mitico varietà “Teatro 10”, con la sua memorabile sigla “Parole parole”, interpretata da Lupo e Mina, rappresenta un’altra pietra miliare della Tv italiana. Con il giallo “Un certo Harry Brent, trasmesso nel 1970, incollò davanti alla televisione 19 milioni di telespettatori. Originario di Genova, all’anagrafe Alberto Zoboli, l’attore cambiò presto cognome perché la sua famiglia non condivideva la sua passione artistica. Nel 1946 recitò con importanti nomi come Giorgio Strehler e Gino Cervi. Ma fu la televisione a dargli la grande notorietà, soprattutto grazie agli sceneggiati. Tutti s’innamorarono della sua voce suadente, della sua recitazione del suo sguardo. Condusse alcuni show televisivi molto popolari come “Senza rete” e “Milleluci”. Oltre al teatro e alla Tv, “frequentò” anche il mondo del cinema dei fotoromanzi, del doppiaggio, di Carosello, della prosa Tv e radiofonica, della discografia. Nel 1977 venne colpito da trombosi cerebrale entrando in coma. Recuperata la voce dopo una lunga riabilitazione, recitò ancora negli sceneggiati “L’eredità della priora” e “L’amante dell’Orsa Maggiore”. Morì d’infarto il 13 agosto 1984 a San Felice Circeo a soli 59 anni.