Si scaldano i motori e aumentano le attese per la tre giorni organizzata dal ministro del Tesoro al Parlamento di Canberra dal 19 al 21 agosto. Un momento di rilancio dell’economia, una maratona di consultazioni, centinaia di contributi arrivati al Tesoro, dozzine di incontri ministeriali. Ma, a due settimane dall’apertura di una tavola rotonda da cui molti si attendono una svolta riformista del secondo mandato Albanese, il messaggio che trapela dal governo è inequivocabile: abbassare le aspettative. A premere sul pedale del freno, dopo settimane di attesa e supposizioni, alimentate anche da alcuni interventi del tesoriere Jim Chalmers, è stato lo stesso primo ministro.
Lunedì, infatti, in conferenza stampa, Anthony Albanese ha chiarito: “Per essere molto chiari, non è una riunione del Consiglio intergovernativo. Mi aspetto che venga presentata un’intera gamma di opinioni, molte delle quali potrebbero essere anche in contraddizione tra loro.”
Difficile immaginare parole più eloquenti per ridimensionare una tre giorni inizialmente annunciata come “tavola rotonda sulla produttività” e poi ribattezzata dallo stesso Chalmers “tavola rotonda per le riforme economiche”, con ambizioni, appunto, che spaziano dalla riforma fiscale alla sostenibilità del bilancio federale. Ma come spesso accade nella politica, i progetti di riforma, soprattutto quelli più ambiziosi, quelli più strutturali, si schiantano contro il solito, rituale, timore di perdere consenso.
Nonostante i tentativi del Primo ministro di placare le attese, Jim Chalmers sembra crederci davvero, in queste settimane ha incontrato amministratori delegati, grandi imprenditori, organizzazioni di settore, si è confrontato in stretto contatto con la segretaria del Tesoro Jenny Wilkinson, con un obiettivo mai nascosto, imprimere una svolta alla produttività stagnante del Paese: “Nessun progresso sensato può essere fatto sulla produttività senza una seria considerazione di ulteriori riforme fiscali.”
E invece, la riforma fiscale — che avrebbe potuto riguardare anche la GST — è finita nel cassetto delle cose troppo polarizzanti e complesse da far metabolizzare all’opinione pubblica. Nonostante avesse aperto un dibattito sul tema, Chalmers si è trovato nei fatti isolato, col rischio di passare da regista di una riforma importante a spettatore impotente.
Le proposte dei sindacati, con Sally McManus che domenica ha rilanciato sul fronte delle imposte sul patrimonio e sulle rendite immobiliari, hanno fatto scattare il campanello d’allarme dentro il partito laburista. Alcuni ministri temevano che la tavola rotonda potesse diventare una sorta di cavallo di Troia per una “trappola fiscale” ai danni delle imprese.
Il risultato di questi timori sembra andare verso una sorta di riposizionamento strategico in vista di questo appuntamento. L’obiettivo che si sposta su deregolamentazione, snellimento delle procedure autorizzative e maggiori opportunità produttive nel settore edilizio. Albanese ha imposto una linea più prudente, in perfetta coerenza con il suo ormai noto approccio alla leadership: calma, stabilità, continuità.
È stato reso noto ieri il programma della tre giorni, ad aprire i lavori, giovedì 19, il primo ministro Anthony Albanese, tanti gli ospiti di primo piano tra cui la governatrice della Reserve Bank Michele Bullock, la presidente della Productivity Commission Danielle Wood, e il Tesoriere ombra Ted O’Brien. Alla fine dei lavori, nessuna dichiarazione congiunta finale, nessuna decisione vincolante per il governo.
Chalmers dovrebbe, in conclusione, dare un aggiornamento sulle priorità emerse dai gruppi di discussione. Tutto il resto sarà rimandato a “ulteriori approfondimenti”. In altre parole, e ne avevamo anche già parlato in precedenti contributi su queste pagine, un’occasione che rischia di concludersi con promesse generiche di azione e poco più.
Il programma ha tre temi principali: “resilienza”, “produttività” e “sostenibilità del bilancio”, la governatrice della Reserve Bank Michele Bullock offrirà alcune prospettive su dove sta andando la produttività nel Paese, Danielle Wood, il giorno dopo, entrerà nel merito, dal suo punto di osservazione, delle possibili riforme per dare una scossa proprio alla produttività, la segretaria del Tesoro Jenny Wilkinson illustrerà l’importanza della sostenibilità del bilancio nell’avviare una sessione di lavori su spesa pubblica ed efficientamento dei servizi pubblici.
Sulla carta, insomma, anche in ragione di tutte le osservazioni ricevute dal Tesoro in queste settimane, sembra che ci siano tutte le premesse perché siano giornate intense di confronto, una sorta di laboratorio da cui trarre riflessioni e analisi sul da farsi.
La produttività resta dunque il vero tallone d’Achille dell’economia di questo Paese, ma, nonostante l’energia profusa dal ministro del Tesoro Jim Chalmers, la frenata di Albanese, le pressioni di sindacati e mondo imprenditoriale e la confusione sulla vera natura di questo appuntamento stanno probabilmente indirizzando la tavola rotonda verso una sorta di esercizio accademico di approfondimenti di temi che già tutti conoscono, senza che questo porti a una vera svolta riformista.
E intanto, se non si trovano soluzioni coraggiose l’Australia rischia di resta bloccata in una dinamica di produttività che non decolla, con un sistema fiscale che tutti sanno migliorabile ma che nessuno osa toccare.