CANBERRA - Oltre 23 milioni di articoli sequestrati, 171 milioni di merce ‘illegale’ tolta dal mercato, 31mila ispezioni effettuate, 20mila fra denunce e arresti per violazioni alle leggi sulla sicurezza alimentare. Maxi inchieste che coinvolgono prodotti italiani e non all’interno del Bel Paese. 
Questi risultati delle autorità giudiziarie italiane sono la fotografia di un Paese che funziona o di un Paese da ritenere poco affidabile in termini di sicurezza alimentare? A questa domanda spesso viene data una risposta tutt’altro che positiva, macchiando il buono del nostro Paese con una fama non meritata. “Perché questi sono risultati di controlli a tappeto, frequenti e specializzati. La verità è che l’Italia è un Paese che più di altri si impegna nella protezione della salute dei propri cittadini. E i risultati delle inchieste vanno inquadrati in senso positivo. Se in altri Paesi i risultati sono inferiori non vuol dire che il problema sia di entità minore, ma che forse non ci sono controlli efficaci come i nostri”. 
Il tenente colonnello Emilio Palmieri, rappresentante del comando carabinieri per la tutela della salute, più comunemente conosciuto come Nas, ha spiegato il suo punto di vista nel corso di una conferenza organizzata dall’Ambasciata d’Italia di Canberra, con l’ausilio di Mario Argenio rappresentante del servizio di polizia internazionale, nel programma di eventi svolti per celebrare la settimana della cucina italiana nel mondo. Perché la cucina non è solo preparazione di piatti e ricette che hanno fatto innamorare il pubblico mondiale, ma anche la difesa dei prodotti tipici che del ‘made in Italy’ hanno fatto, e fanno, una delle più grandi ricchezze del nostro Paese. 
“A differenza di altre nazioni, inclusa l’Australia, il sistema italiano può contare su gruppi come i Nas che, oltre a essere qualificati e specializzati nel loro lavoro, hanno compiti di polizia giudiziaria - spiega il tenente colonnello Palmieri -. Questo significa che non ci limitiamo solo a effettuare controlli e riportare i risultati ad altri organi competenti, ma siamo in grado di chiudere autonomamente il percorso d’indagine sotto la direzione di un pubblico ministero. A questo va unito il fatto che nei Nas, come in altri nuclei, ci sono esperienze provenienti da differenti ambiti investigativi, il che, con l’ausilio delle strutture su cui possiamo contare, fa sì che il nostro sistema si evolva sempre e sia capace di fronteggiare le nuove sfide. Come quelle che provengono da mercati extracomunitari e dal web”.  
La legislazione italiana, inquadrata nella cornice europea, rende il nostro Paese uno dei più restrittivi in termini di prevenzione e di tutela della salute per i consumatori, non solo per quanto concerne i prodotti alimentari, ma anche per quelli farmaceutici e dopanti.  Mercati al di fuori da quelli europei, come ad esempio quello cinese in continua espansione in Italia, sono soggetti a leggi differenti. E la discrepanza fra i requisiti legislativi può portare a problemi: “Siamo sempre attenti e aggiornati - continua il comandante Palmieri -. Ci sono campi come quello dei cosmetici provenienti dalla Cina o dalla giungla del web che richiedono lavoro costante. Certo, avere leggi più restrittive di altri Paesi può comportare problemi per la filiera produttiva, ma per il consumatore del prodotto rappresenta una garanzia, come lo è per tutto il sistema di salute pubblico, perché su di esso ricadono eventuali danni causati da prodotti contraffatti, non rispondenti alle regole italiane”.
Quella dell’Italia, quindi, è tutt’altro che la fotografia di un Paese che arranca per star dietro alle attività criminali, conclude il tenente colonnello: “È quella invece di un Paese che migliora, che è all’avanguardia. Un Paese che lavora con ottimi risultati per proteggere la salute dei cittadini e il nome del Paese dalle frodi commerciali”.  
FERDINANDO MANZO