RABAT - La Procura generale del Marocco ha pubblicato uno studio dal quale emerge che le richieste di autorizzazione alle nozze con minorenni sono in continuo aumento. Per questo i giudici fanno appello a tutti gli attori della società civile, insegnanti e religiosi in testa, per seguire le famiglie e sradicare questa pratica.
I matrimoni con minorenni hanno raggiunto il loro picco nel 2011, con un totale di 39.031 atti, pari all'11,99% del totale dei matrimoni conclusi nello stesso anno. Successivamente la curva ha seguito un andamento discendente, da 26.000 nel 2017, la percentuale più bassa è stata registrata nel 2019 con 20.738 matrimoni su un totale di 275.477 atti conclusi (7,53%).
Poi però è stato introdotto l'obbligo di chiedere l'autorizzazione al giudice per contrarre matrimonio con una minorenne, il che ha portato a un brusco calo nel 2020, a 12.000. Ma da allora sono tornati a crescere, e di molto: nel 2021 erano 19.000.
Per il ministro della Giustizia Abdellatif Ouahbi, non resta che "cancellare la legge che prevede che il giudice possa concedere un'autorizzazione a questo tipo di unione". Un focus sulla regione di Asilah, nel nord del Marocco, a pochi chilometri da Tangeri, ha permesso ai magistrati di mettere a fuoco il fenomeno.
Su 2.300 ragazze intervistate, ex spose bambine che hanno ottenuto l'ok al matrimonio tra il 2015 e il 2018, la maggior parte all'epoca delle nozze aveva 17 anni (più di 1.800), un caso aveva meno di 15 anni e altri 13 avevano tra i 15 e i 16 anni, mentre 443 avevano tra i 16 e i 17 anni.
Nessuna di loro ha un lavoro prima del matrimonio, né lo ottiene dopo; sono tutte impiegate a svolgere attività nel seno della famiglia. I loro padri sono per lo più agricoltori (38,91%) o muratori (16,82%) o, ancora, operai (15,27%). Le madri sono casalinghe o collaboratrici domestiche. Per quanto riguarda l'istruzione, la maggior parte delle spose bambine proviene da famiglie analfabete, con percentuali del 72% per i padri e del 94% per le madri. Quanto alle bambine, il 99,63% delle minorenni intervistate nell'ambito dello studio ha abbandonato prematuramente la scuola o, peggio, non vi ha mai messo piede.
El Hassan Daki, Procuratore generale del Re presso la Corte di Cassazione, Presidente della Procura della Repubblica, ha spiegato che questo studio si inserisce nella visione strategica e globale della protezione della famiglia in generale, e della tutela del bambino in particolare. "Serve l'aiuto di tutta la società - ha detto - insegnanti e religiosi soprattutto, per sradicare il fenomeno".
Giovanna Barberis, rappresentante dell'Unicef Marocco, è convinta che "le leggi da sole non bastino, sono necessarie altre misure, come per esempio la promozione di atteggiamenti positivi tra le famiglie e misure che diano alle ragazze adolescenti i mezzi per vivere pienamente la propria vita".
"Ancora oggi - osserva -, il tasso specifico di scolarizzazione delle ragazze nelle zone rurali tra i 15 e i 17 anni è appena del 39,2%. Le politiche educative e di protezione sociale devono dare priorità ai bambini più vulnerabili. L'istruzione, insieme alle opportunità economiche, sono gli strumenti più potenti per ritardare l'età in cui le ragazze si sposano e sostenere il cambiamento delle norme sociali".