BOLOGNA -Dopo che l’acqua si è progressivamente ritirata dalle strade e dalle case, nelle zone colpite dall’alluvione in Emilia Romagna e nelle Marche, non rimane che la rabbia mescolata al fango e alla disperazione di imprenditori e cittadini che si trovano di nuovo, dopo solo 16 mesi, a fare la conta dei danni. 

Una buona parte delle persone colpite dalla recente alluvione si era da poco rimessa in piedi, comprando mobili, macchinari, facendo investimenti nelle proprie aziende agricole, ma ancora una volta è arrivata l’onda della piena a spazzare via tutto. Una situazione catastrofica, con migliaia di sfollati che richiederà mesi e investimenti per tornare alla normalità e con la speranza che queste zone non vengano colpite da una nuova perturbazione.

Parallelamente all’emergenza si polemizza, come di prassi nella politica italiana, e si assiste a un rimpallo di responsabilità, anche è proprio nella sua stessa maggioranza che si accendono le polemiche più forti.
La Lega si è scagliata contro il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, colpevole di aver parlato di obbligo di polizze anti catastrofi per le famiglie. Uscendo dal Consiglio dei ministri, Musumeci ha cercato di correggere il tiro, parlando di “un confronto aperto, un ragionamento per capire se le compagnie sono disponibili.

Noi puntiamo su un partenariato pubblico-privato, poi bisogna decidere se deve essere, come io sostengo almeno nella prima fase, facoltativo”.

Spiegazione che non ha convinto Matteo Salvini, che ha invece replicato che “lo Stato può dare indicazioni, però non viviamo in uno Stato etico dove lo Stato impone, vieta o obbliga a fare”.

Questo genero di obbligo equivarrebbe ad una “tassa a favore delle compagnie assicuratrici”, ha aggiunto il deputato leghista Stefano Candiani che, per questo, la definisce una proposta “non condivisibile e non accettabile”. 

Rientrata, viceversa, la polemica sulla polizza obbligatoria per le imprese, nata da un emendamento di FdI che ne rinviava l’entrata in vigore di un anno, al 31 dicembre 2025. Non ci sarà alcun rinvio, ha fatto sapere il ministero delle Imprese, come concordato da Urso e Giorgetti.

Un secondo fronte di polemica è quello tra il governo e la Regione Emilia Romagna, anche in vista delle prossime elezioni previste per metà novembre. Salvini ha detto che alla Regione “di soldi ne sono stati mandati” e dunque “sarà giusto capire se tutti hanno fatto la loro parte”. 

Parole respinte al mittente dalla presidente facente funzione, Irene Priolo, che invita il leader leghista e Musumeci ad “andare a controllare” le spese sostenute dall’Emilia-Romagna per l’emergenza alluvione nel 2023, visto che è tutto “rendicontato al centesimo” e che i dati sono a disposizione del governo e dei suoi ministeri.

A difendere l’operato della Regione è intervenuto anche Romano Prodi: “Attaccare con l’acqua alla cintola - dice l’ex premier - è da corvi, soprattutto quando si ha completamente torto”. 

Nel frattempo, il governo ha  deliberato un provvedimento per dichiarare lo stato di emergenza che avrà una durata di 12 mesi e riguarda le province di Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, oltre alla Regione Marche.

I fondi, 24 milioni in totale, serviranno per far fronte ai primi interventi urgenti come l’assistenza agli sfollati. Un “punto di partenza”, ha sottolineato Priolo.