PECHINO - Lo Stretto di Taiwan riaccende le tensioni tra Cina e Stati Uniti, dopo l’ultimo transito di un’unità navale statunitense, il cacciatorpediniere Sampson, nelle acque che dividono l’isola dalla Repubblica Popolare Cinese. Per gli Usa, il transito di “routine” dimostra l’impegno per un “aperto e libero Indo-Pacifico” e gli Stati Uniti continueranno a volare, navigare e operare “ovunque il diritto internazionale lo permetta”, ha dichiarato in una breve nota la Settima Flotta Usa.
Il passaggio nelle acque dello Stretto ha fortemente irritato Pechino, che rivendica la sovranità su Taiwan e spinge per la “riunificazione” dell’isola con la Cina. Gli Stati Uniti, ha dichiarato il portavoce del Comando Orientale dell’Esercito Popolare di Liberazione, Shi Yi, esprimendo la “ferma opposizione” di Pechino, “compiono spesso tali azioni provocatorie, inviando segnali sbagliati alle forze dell’indipendenza di Taiwan e minano deliberatamente la pace e la stabilità nello Stretto”, e l’Esercito Popolare di Liberazione, ha avvertito, manterrà “la massima allerta”.
Taiwan si riconferma il nodo più intricato da sciogliere nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti. La Cina ha mostrato profonda irritazione per l’ultimo pacchetto di commesse militari statunitensi a Taipei - il terzo dall’inizio dell’amministrazione guidata da Joe Biden, pari a 95 milioni di dollari per rafforzare le difese aeree dell’isola - e per la visita di un gruppo di senatori a Taipei che hanno espresso il loro sostegno alla presidente Tsai Ing-wen.
Sul sostegno di Washington all’isola si è espresso nelle scorse ore anche il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, che alla Commissione Esteri del Senato Usa ha confermato l’impegno degli Usa ad aiutare Taiwan a “pensare a come rafforzare le capacità asimmetriche come deterrente”.
Gli Stati Uniti, ha detto, “sono determinati a garantire che abbia tutti i mezzi necessari per difendersi contro ogni potenziale aggressione, inclusa un’azione unilaterale dalla Cina, per distruggere lo status quo che è in vigore da molti decenni”. Da Pechino, il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, ha respinto ogni tentativo di Washington di avvicinarsi a Taipei, e ha avvertito che la “riunificazione” di Taiwan con la Cina è una tendenza storica che “non si può fermare”. Alzando i toni, ha poi minacciato che “il tradimento non solo spingerà Taiwan in una posizione pericolosa, ma porterà anche conseguenze insopportabili per gli Stati Uniti”.
Alle tensioni su Taiwan, si affiancano ormai da un paio di settimane, quelle sul Pacifico, innalzatesi dopo l’accordo sulla sicurezza siglato tra Pechino e Honiara che continua ad avere un notevole impatto politico, già che siamo in tempo di elezioni qui in Australia.
Pechino, però, respinge le ormai continue critiche di Canberra e Washington per la mancanza di trasparenza nell’accordo e accusa i due alleati occidentali di “doppi standard”, soprattutto in relazione al trattato trilaterale con la Gran Bretagna (Aukus) per la cooperazione sui sottomarini nucleari.
Per Pechino l’accordo annunciato nel settembre scorso, è un riflusso della “mentalità da Guerra Fredda” degli Stati Uniti e mira a creare “una Nato nel Pacifico”, e per quanto riguarda l’accordo stretto con le Isole Salomone, ha scandito anche qualche giorno fa Wang Wenbin, Pechino “agirà in conformità con le pratiche internazionali”.