Giacomo Borghesi, romano doc con radici piantate nei pressi degli studi di Cinecittà, ha trasformato un salto nel buio nel suo destino. 
La sua è una storia di audacia, di caparbietà e di un pizzico di follia che lo ha portato a conquistare un posto al sole nel mondo del cinema australiano.

Nel 2011, Giacomo ha mollato tutto e si è imbarcato per Sydney, spinto dall’invito insistente di un’amica, in un mix di voglia di avventura e necessità di staccare. “Non sapevo cosa aspettarmi, ma avevo già comprato il biglietto”, racconta ridendo. 
L’atterraggio è stato tutt’altro che morbido: dopo una settimana, l’amica l’ha cacciato di casa e lui è finito a dormire in un ostello.
Tra peripezie e ospitalità discutibili, Giacomo si è adattato, passando dalle spiagge di Bondi ai paesaggi rurali del Western Australia, dove ha lavorato in un allevamento di pollo. “Lavorare in fabbrica non è il massimo, ma all’aperto è tutta un’altra cosa”, ammette aggiungendo che in quelle aziende agricole ha trovato una comunità di amici improbabili, tra italiani, asiatici e “gente che non aveva mai visto la neve a 60 anni!”.

Come molti migranti, Giacomo ha cominciato facendo di tutto: ristorazione, demolizioni, controllo del traffico: “Qui devi saper fare un po’ di tutto, anche con l’inglese traballante”. 
Ma sotto la scorza del tuttofare, il richiamo del cinema non lo ha mai abbandonato. Cresciuto all’ombra di Cinecittà, non poteva resistere al fascino di quel mondo. E così, col tempo, Giacomo ha trovato il suo spazio sui set, costruendo la sua reputazione, mattone dopo mattone.

Oggi è Unit Manager, il cervello logistico dietro le quinte delle produzioni: coordina camion, unibase e troupe, assicurandosi che ogni pezzo del puzzle sia al suo posto. “Non è un lavoro da geni, ma richiede buon senso e nervi saldi”, confessa.
Giacomo ha lavorato a titoli come Last King of the Cross e Heartful Dojo. “Ogni giorno è diverso: un giorno sei nell’outback sotto un cielo stellato, il giorno dopo fai un tuffo nell’oceano a fine turno”, racconta con entusiasmo.

Il cinema australiano, dice, è in pieno fermento, grazie a produzioni internazionali che scelgono proprio questo Paese per i suoi paesaggi. Ma non mancano le sfide: “Gli stipendi non seguono l’inflazione e a volte sembra di essere in una giungla competitiva!”.
A chi vuole entrare nel mondo della settima arte, Giacomo lancia una provocazione: “Smettetela di sognare solo il ‘glamour’! Il cinema è anche fatica, sudore e fare anche il caffè sul set. Ma se avete la grinta, potete fare molta strada”.
E proprio lui è la prova vivente che con un pizzico d’incoscienza, tanta determinazione e la capacità di ridere delle difficoltà, si possono realizzare sogni che sembravano impossibili.