VARSAVIA – I partiti della coalizione democratica guidata dal premier Donald Tusk mantengono la maggioranza, ma i sovranisti del Pis di Jaroslaw Kakzynski si affermano al primo posto in Polonia.
È il risultato delle amministrative, il primo test elettorale dopo la svolta europeista dei polacchi, stando agli exit poll dell'istituto Ipsos, divulgati subito dopo la chiusura dei 31 mila seggi.
Donald Tusk e il suo avversario Kakzynski hanno rivendicato entrambi la vittoria, e in effetti le urne confermano la particolarità della situazione politica del Paese: dove i sovranisti sono i più votati, ma non riescono a stringere alleanze. Stando al sondaggio basato su 970 seggi, che rispecchia per ora soltanto la situazione nei consigli regionali, il Pis ha ottenuto il 33,7% dei voti, mentre il PO di Tusk ha avuto 31,9%; a quest'ultimo si affiancano però i risultati de la Terza via col 13,5% e della Sinistra col 6,8%.
La vittoria più evidente la riportano due sindaci uscenti del partito del primo ministro: il sindaco uscente di Varsavia Rafal Trzaskowski, del partito di Donald Tusk, ha vinto le elezioni amministrative al primo turno con il 59,8% contro il 18,5% di Tobiasz Bochenski, il candidato del Pis del sovranista Kaczynski.
Anche a Danzica Aleksandra Dulkiewicz, del partito del primo ministro, ha vinto ottenendo la conferma alla guida della città con il 62,3% contro Tomasz Rakowski del Pis, che ha raccolto il 12,2% di consensi.
La coalizione che sostiene Tusk ha vinto le elezioni in 10 delle 16 assemblee provinciali, mentre il Pis nelle altre sei. La coalizione è composta da tre gruppi che spaziano dalla sinistra al centrodestra: Coalizione Civica (KO), guidata dal partito di Tusk, il liberale Piattaforma Civica (PO); Terza Via – un'alleanza tra i centristi cristiano-democratici Polonia 2050 e il Partito popolare polacco (PSL), erede dell'ex partito contadino – e la sinistra di Lewica.
Nonostante il significato simbolico su scala nazionale di questo appuntamento con le urne, e la prospettiva delle elezioni europee del 9 giugno, la campagna si è concentrata su questioni locali, come i trasporti, l’edilizia abitativa e il rafforzamento del potere locale dopo anni di centralizzazione promossa dal Pis.
Il voto, inoltre, è stato caratterizzato dalle manifestazioni degli agricoltori contro la politica climatica dell'UE e contro il transito di grano e altri prodotti agricoli dall'Ucraina, dagli scandali finanziari legati al precedente esecutivo del PiS e dalle spaccature tra i partiti della coalizione di governo riguardo alla legge sulla liberalizzazione dell'aborto.