LONDRA - “Nei quasi cinque mesi trascorsi dal 21 gennaio, Israele ha portato avanti nella Cisgiordania occupata la più devastante operazione militare dai tempi della seconda Intifada”. Lo denunciano rappresentanti di Amnesty International sulla base di una ricerca appena condotta dalla stessa ong, storico baluardo della tutela dei diritti umani con sede a Londra.

L’indagine sottolinea come ciò che avviene in questa porzione dei territori palestinesi sia stato in qualche modo oscurato sui media prima dai devastanti raid nella Striscia di Gaza e ora dalla guerra con l’Iran. 

La ricerca di Amnesty indica che, dal 21 gennaio ai primi giorni di giugno, le forze israeliane hanno ucciso almeno 80 palestinesi in Cisgiordania, tra cui 14 minorenni, nell’ambito di un’operazione militare iniziata nel campo profughi di Jenin, estesa fin dal 27 gennaio a quelli di Tulkarem e successivamente alla cittadina di Tammoun e al campo di al-Farah. Sebbene le forze israeliane si siano ritirate da al-Farah il 12 febbraio, rimangono tuttora schierate nei campi di Jenin e Tulkarem, dichiarati “zona militare chiusa” al pari di quello di Nur Shams.  

Una situazione segnata da sgomberi di massa, dalla distruzione di centinaia di alloggi e di varie infrastrutture vitali (testimoniata da video amatoriali che Amnesty ha visionato), nonché da misure draconiane adottate contro ogni visita di osservatori esterni. E soprattutto per “impedire - come dichiarato apertamente dallo stesso ministero della Difesa israeliano - il ritorno delle persone residenti”. 

Anche oggi, nella Striscia meridionale, un altro episodio di violenza dove decine di persone sono state uccise e altre sono rimaste ferite a est di Khan Younis, mentre attendevano di ricevere aiuti umanitari. Lo riportano i media di Gaza citati dalla stampa israeliana. I resoconti stimano il numero delle vittime tra 20 e 50, mentre l’agenzia AFP, citando fonti della Protezione civile di Gaza, parla di 47 morti. 

Secondo la Protezione civile della Striscia di Gaza, le forze israeliane hanno ucciso almeno 47 persone radunate nei pressi di un centro di distribuzione di aiuti umanitari nel sud dell’enclave palestinese. Il portavoce dell’agenzia di soccorso, Mahmoud Basal, ha dichiarato all’AFP che oltre 200 persone sono rimaste ferite nell’incidente, avvenuto mentre migliaia di palestinesi si riunivano per ricevere aiuti a Khan Younis. “I droni israeliani hanno aperto il fuoco sulla popolazione. Pochi minuti dopo, i carri armati israeliani hanno sparato diversi colpi causando un gran numero di vittime e feriti”, ha dichiarato Basal.