Una storia d’amore tra Firenze e Buenos Aires. Un "thriller in musica" che è anche un omaggio ai grandi classici della canzone italiana.
Un tango italiano è tutto questo.
Un progetto nato prima della pandemia, che vede come protagonisti Rosana Laudani e Diego Bros, due artisti iconici del musical in Argentina.
Compagni sul palco e amici di lunga data nella vita, volevano creare insieme uno spettacolo basato sulle loro canzoni italiane preferite, dagli anni ’50 in poi.
Per questo hanno chiesto aiuto a Sebastián Pajoni, attore e regista, perché creasse una storia che tenesse insieme i brani, che vanno da Che bambola! di Fred Buscaglione a Il mondo di Jimmy Fontana, passando per E penso a te di Lucio Battisti e Che cos’è l’amor di Vinicio Capossela.
“Mentre cercavo una chiave narrativa – racconta Pajoni – mi sono soffermato su due canzoni incluse nella selezione, entrambe di Milva. Una versione italiana della Cumparsita, un celebre tango, e Tango italiano. Ecco, avevo trovato la chiave”.
È a questo punto entra in scena, metaforicamente e letteralmente, il musicista Hugo Hoffman, a cui Pajoni chiede di riarrangiare i temi classici dello spettacolo, 14 in tutto, in chiave tanguera.
“Il risultato ci ha lasciato spiazzati ed entusiasti – dice il regista –. Per tutti era chiaro che fosse quella la strada da seguire”. Ne erano così convinti che hanno aspettato 6 anni tra l’idea e il debutto. Proprio per poter avere su palco Hugo, impegnato con altri progetti.
Intorno alle canzoni rivisitate da Hoffman (che suona dal vivo, alla tastiera, accompagnato da un batterista e un bandoneonista) viene costruita quindi la storia della passione, densa di erotismo e ironia al tempo stesso, tra i due personaggi.
Rosana Laudani e Diego Bros ballano il tango in una scena dello spettacolo (foto di Guillermina Ni Coló).
La trama si intreccia a un’avventura poliziesca (con tutti i canoni del genere, da Caccia al ladro a Mission: Impossible) proiettata in contemporanea su uno schermo.
Il risultato è una dichiarazione d’amore per la canzone italiana, i successi famosi in Argentina, insieme con alcuni pezzi d’autore per niente scontati, come il brano Che cos’è l’amor, di Vinicio Capossela, autore decisamente di nicchia per il pubblico porteño. Uno spettacolo sorprendente fin dalle fondamenta, insomma.
È un omaggio a Firenze, all’arte del Rinascimento, ai capolavori custoditi nei suoi musei.
Ed è anche un tributo a Buenos Aires, che ha accolto migranti da ogni paese europeo, e ai molteplici legami che uniscono la capitale all’Italia.
Lo stesso Sebastián Pajoni è impregnato di questa commistione. “Mia madre è italiana – racconta–. Nel 2001 sono arrivato a Buenos Aires dalla provincia”.
Le radici dall’altra parte dell’oceano. Buenos Aires come terra promessa dove tutto diventa possibile.
Lo spettacolo è interamente in italiano, ma la vicenda si segue facilmente anche senza conoscere la lingua.
La regia poggia sull’affiatamento tra Rosana e Diego che cantano, recitano e ballano in uno spazio ristretto, con la vis comica di Diego che si accompagna e accarezza la sensualità di lei, senza soffocarla ma, anzi, valorizzandola. Come fanno anche i costumi disegnati da Héctor Ferreyra, presente fin dalla fase ideativa dell’opera.
Un tango italiano resta al Café La Humedad, luogo-feticcio per chi ha amato il cantante Cacho Castaña, tutti i giovedì di ottobre alle 21.