SYDNEY – L’Australia non invierà alcun rappresentante diplomatico alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022.
Lo ha annunciato il primo ministro Scott Morrison unendosi al boicottaggio diplomatico statunitense dell’evento in segno di protesta contro la violazione dei diritti umani da parte di Pechino.
“L’Australia non farà un passo indietro dalla ferma posizione che ha preso in difesa dei suoi interessi e ovviamente non sorprende, visto lo strappo delle relazioni diplomatico-commerciali con la Cina, che non invieremo nostri rappresentanti ai Giochi”, ha detto Morrison.
In una conferenza stampa a Sydney, durante la quale ha toccato vari temi, il Primo ministro ha confermato che gli atleti australiani parteciperanno ai Giochi olimpici che prenderanno il via a febbraio del prossimo anno: “L’Australia è una nazione di grandi sportivi – ha detto – ed è bene separare le questioni sportive da quelle politiche”.
Rispondendo a una domanda dei giornalisti sulla reazione alla notizia in collegi elettorali ad alta densità cinese, Morrison ha risposto: “Abbiamo preso la decisione di boicottare a livello diplomatico le Olimpiadi nell’interesse nazionale”.
Il Comitato olimpico australiano, che invierà una squadra di una quarantina di atleti, ha appoggiato il boicottaggio, che sarà esteso anche ai funzionari australiani di stanza in Cina.
“La nostra più grande sfida sarà quella di accompagnare gli atleti a Pechino in sicurezza, garantire che gareggino in sicurezza e che tornino casa in sicurezza”, ha detto l’amministratore delegato del Comitato, Matt Carroll.
“I nostri atleti si allenano e gareggiano da quattro anni per coronare il sogno olimpico, ed è nostro compito fare il possibile affinché trovino il successo – ha continuato Carroll -. I diritti umani sono importantissimi, ma la posizione della diplomazia internazionale è che è preferibile lasciare aperti dei canali di comunicazione invece di chiuderli completamente”.
A inizio settimana l’addetta stampa della Casa Bianca, Jen Psaki, aveva confermato il boicottaggio diplomatico americano, citando il “genocidio continuo” e i “crimini contro l’umanità” della minoranza uigura, nella regione di Xinjiang.
Gruppi per la difesa dei diritti umani hanno accolto favorevolmente la decisione australiana di boicottare le Olimpiadi, e alcuni di loro hanno definito il passo come “cruciale” nel ridefinire i rapporti con il governo cinese.
Pechino ha fatto sapere che risponderà al boicottaggio con “ferme contromisure”.
La comunità uigura all’estero chiede da tempo che i Giochi vengano trasferiti ad altra sede.
Scott Morrison si è rammaricato che i tentativi australiani di riprendere i colloqui con Pechino non sono stati accolti favorevolmente: “Siamo sempre stati pronti a incontrare rappresentati del governo cinese per parlare delle loro problematiche e preoccupazioni sia riguardo la nostra legge sulle interferenze politiche straniere sia sui regolamenti sugli investimenti stranieri, due temi ai quali l’Australia tiene molto”.