A quasi due anni dall’inizio della crisi pandemica, ormai armati di vaccinazioni, l’ipotesi che i continui lockdown a singhiozzi e le restrizioni anti-Covid abbiano rappresentato il rischio maggiore per l’economia, sembra ormai svanire. Piuttosto, la diffusa circolazione del virus stesso, infiltrandosi in tutti gli angoli della forza lavoro, sta pian piano compromettendo l’attività economica dell’intero Stato.
I consumatori hanno bisogno di qualcosa di più del semplice reddito disponibile per uscire e spendere; hanno bisogno di certezze, di fiducia nel futuro e, soprattutto, di essere in buona salute. E al momento, nella maggior parte dei casi, i prodotti non sono disponibili sugli scaffali e da tempo ormai si avverte la tensione relativa alla mancanza di personale che sta distruggendo catene di approvvigionamento e sta schiacciando le attività commerciali.
Di fronte alla nuova ondata pandemica dettata dalla variante Omicron, mentre i lavoratori occasionali tendono ad assentarsi perché malati o in isolamento, e sempre meno clienti affollano le nostre strade per provare a schivare il virus, il governo del Victoria ha esteso il Commercial Tenancy Relief Scheme, fornendo sgravi per l’affitto di spazi commerciali per ancora si trova in difficoltà durante l’ultima ondata di pandemia. Il programma sarà destinato ai piccoli business dello Stato che hanno subìto un calo del fatturato almeno del 30% e riceveranno una riduzione proporzionale continua dell’affitto.
Vito Bruno, originario della provincia di Bari e oggi proprietario del bar e ristorante Bruno&Co ad Armadale, si reputa però “leggermente fortunato”.
Allo scoppio dell’emergenza sanitaria, Vito ha deciso di non abbandonare i suoi dipendenti con visto temporaneo, esenti dagli aiuti governativi del JobKeeper, perché sentiva di dover fare qualcosa “per loro che erano lontani da casa e che da sempre rappresentano il motore della macchina commerciale”.
“Dopo circa due anni da quei giorni incerti, quelle stesse persone lavorano ancora per me ed è fantastico – ha raccontato –, una condizione che mi ha permesso di tenere l’attività sempre aperta e instaurare un rapporto di fiducia. Subito dopo le due riaperture, nelle estati 2020 e 2021, i clienti volevano uscire, mangiare fuori, non volevano più bere il caffè a casa; io ho agito d’anticipo, cercando di assumere nuovo personale. Al momento, però, non ci troviamo mai a pieno regime perché molti dipendenti devono ogni volta isolarsi a seguito del test anti-Covid”.
Negli ultimi ventidue mesi, nonostante le criticità delle chiusure continue, i commercianti hanno dovuto anche affrontare le nuove responsabilità COVIDSafe imposte dal governo statale.
“Non solo dobbiamo mantenere gli ambienti sempre perfettamente sanificati, ma adesso ci confrontiamo spesso con la rabbia di chi non vuole mostrare il certificato vaccinale o indossare la mascherina – ha continuato Vito Bruno –. È successo un paio di volte, i clienti non erano preparati alle nuove dinamiche, non avevano il certificato sul cellulare. Muniti di pazienza, abbiamo ogni volta dedicato del tempo in più a loro. Alcuni si sono anche rifiutati di aprire l’applicazione Service Victoria, in quel caso abbiamo offerto il servizio d’asporto per non rischiare multe”.
Per Vito Bruno, “le giornate ormai vanno vissute giorno per giorno, senza più pianificazioni”, ma resta l’amarezza di un periodo incerto che continua a imperversare e la mancanza di flessibilità da parte del governo statale.
“Mi aspettavo di più e ci ha infastidito l’aspetto burocratico di alcune pratiche da compilare per ricevere i finanziamenti previsti per le attività: dobbiamo ancora far riferimento agli anni passati, ma nell’ottobre 2020, ad esempio, eravamo aperti; l’anno scorso invece no – ha spiegato –. Ormai, non si ha più la capacità mentale di progettare, ci aspettiamo solo il meglio dai prossimi mesi e che quest’ondata raggiunga il suo epilogo”.