TEL AVIV - Otto dei 12 attivisti pro-palestinesi e anti-israeliani della barca Madleen, che questa settimana ha cercato di rompere il blocco navale israeliano su Gaza, sono ancora in detenzione. Lo riferisce il Times of Israel, riportando la dichiarazione dell’organizzazione per i diritti civili Adalah che rappresenta gli attivisti. 

Nella tarda serata di ieri, il Tribunale per la revisione della detenzione, che riesamina le decisioni dell’amministrazione del controllo delle frontiere del ministero dell’Interno, ha confermato l’ordine di tenere in custodia gli otto volontari internazionali della barca Madleen fino a quando non saranno espulsi. 

Per gli avvocati di Adalah, la legge in base alla quale gli attivisti sono stati detenuti è inapplicabile all’equipaggio di Madleen poiché “non hanno né cercato di entrare in Israele né intendevano entrare nelle acque territoriali israeliane”.

L’organizzazione afferma che la Madleen stava navigando in acque internazionali e intendeva entrare direttamente “nelle acque territoriali internazionalmente riconosciute dello Stato di Palestina, a Gaza”, quando è stata intercettata dalle forze navali israeliane e rimorchiata al porto di Ashdod. 

Il tribunale ha respinto le argomentazioni di Adalah, affermando che il blocco navale su Gaza è legittimo secondo la legge israeliana e che gli attivisti hanno consapevolmente tentato di violarlo. Le persone detenute nel carcere di Givon, a Ramle, sono Rima Hassan, un membro francese del Parlamento europeo; Suayb Ordu dalla Turchia; Mark van Rennes dai Paesi Bassi; Pascal Maurieras, Reva Viard e Yanis Mhamdi dalla Francia; Thiago Avila dal Brasile; e Yasemin Acar dalla Germania. 

Altri quattro attivisti, tra cui la svedese Greta Thunberg, hanno rinunciato al loro diritto di essere portati davanti a un giudice ieri e sono stati espulsi immediatamente.