ROMA - E' arrivata a metà della scorsa settimana una decisione dei Probi Viri del M5s che potrebbe essere una ulteriore spia dei forti dissensi che si muovono e si mescolano nel magma sotteraneo della prima forza politica in Parlamento.

L’organo di controllo dei pentastellati ha infatti sospeso per un mese dal movimento i tre eurodeputati Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini e Rosa D’Amato, il primo dei quali è anche stato estromesso dalla carica interna di facilitatore per gli Enti locali. La causa del provvedimento disciplinare ai loro danni risiede nel voto contrario dei tre, in dissenso con il gruppo 5 Stelle al Parlamento europeo, dello scorso 17 aprile, quando l’Aula di Bruxelles approvò una relazione non vincolante sugli aiuti da stanziare per l’emergenza e all’interno della quale si faceva chiaramente riferimento anche al Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità per il quale il M5s si è sempre espresso in modo contrario. Il gruppo parlamentare dei pentastellati in quell’occasione decise a maggioranza di astenersi dal voto, ma i tre scelsero comunque di esprimere il proprio dissenso. “La nostra contrarietà”, ha spiegato Pedicini, “non era a un pacchetto per la ripresa economica in Ue, ma a una risoluzione politica che all’interno conteneva la polpetta avvelenata del Mes”.

La giustificazione non è però bastata e proprio nei giorni scorsi è arrivato il provvedimento disciplinare temporaneo, che però, secondo qualcuno, potrebbe anche essere letto come un messaggio dei vertici del M5s all’ex deputato Alessandro Di Battista, il quale nelle ultime settimane ha attirato su di se i sospetti di mirare al ruolo di capo politico del Movimento in vista degli Stati Generali che si terranno probabilmente prima della fine dell’anno.

In particolare non è piaciuta ai vertici pentastellati la dura critica rivolta qualche settimana fa da Di Battista alla conferma di Claudio Descalzi alla guida dell’Eni, che il M5s ha avallato. A leggere apertamente e ad accusare i vertici del Movimento di voler colpire con queste sospensioni proprio Di Battista, al quale Corrao sembra essere vicino, è l’ex ministro Barbara Lezzi, anche lei, come l’ex parlamentare romano, tra le più critiche dell’alleanza di governo con il Pd. “Parliamoci chiaro. Questo significa isolare Di Battista” ha detto Lezzi commentando la decisione dei Probi Viri. “Mi auguro vivamente che non sia così” ha detto però venerdì intervistato sul Fatto Quotidiano lo stesso Di Battista, il quale ha assicurato che non è nelle sue intenzioni “picconare il governo”, anche perché “l’unità nazionale” prospettata da molti “è - secondo lui - ancora peggio”. In merito poi alle accuse di voler prendere il controllo del Movimento ha tagliato corto: “Sono disposto a dare una mano a determinate condizioni, che riguardano idee e atteggiamento”, ma assicura, “non cerco ruoli”.

Chi ha imparato a conoscerlo sa che è davvero così e a confermarlo sono state anche le sue scelte personali. In più c’è il fatto che il Movimento 5 Stelle che Di Battista ha lasciato due anni fa, dopo aver contribuito alla vittoria elettorale del 2018, è molto diverso da quello di oggi. Per uno come Di Battista, del quale tutto si può dire tranne che non sia rimasto coerente con le sue idee, le tante derive del M5s di questi anni sono ferite che bruciano, eppure quasi sempre ha cercato di tenersi in disparte, tranne quando le incoerenze con i principi e le battaglie fondative non erano proprio macroscopiche, come quella riguardante Descalzi o i cedimenti verso una politica del compromesso troppo spinta.

Che Di Battista proverà a fare la sua parte per rimettere il Movimento su quella che a suo parere è la strada maestra, c’è da giurarci. Che riesca però a farlo con la necessaria convinzione, superando anche le delusioni per le vendette trasversali lanciate contro di lui da chi lo vede come una minaccia, è difficile giurarci. Anche perché non è affatto detto che il M5s voglia essere riportato sulla via di un tempo. Se fosse così, a quel punto ad Alessandro Di Battista non resterebbe altro da fare che guardare altrove, senza necessariamente rompere col passato, ma anche senza che quel passato diventi una zavorra.