Marcello Pellecchia ha sempre vissuto a Napoli, fino a quando la vita gli ha presentato una scelta non facile da prendere.
Si è laureato in Ingegneria civile e ha iniziato subito a fare il libero professionista. Per anni non si è mai fermato: cantieri, clienti, scadenze, telefonate.
La sua vita era lì, piena, costruita con pazienza e impegno. L’Australia gli era sembrata un sogno da ragazzino, uno di quelli che restano “nel cassetto” perché troppo lontani, troppo complicati.
Poi, nel 2020, a un aperitivo, tramite amici in comune, conosce Lucy. Lei è australiana, di Sydney, insegna inglese a Napoli, il giovane ingegnere non lo sapeva ancora, ma la sua vita sarebbe drasticamente cambiata.
I due si incrociano per la prima volta in mezzo alla folla del centro storico. Poi arriva il Covid che stravolge la vita di tutti e blocca ogni tentativo di approfondire il rapporto.
Nel frattempo, passa un anno e il destino vuole che i due si rivedano, di nuovo, per caso. Stavolta lui la invita a passare una giornata a Procida in gommone, con un gruppo di amici. Da lì cominciano a vedersi davvero.
“All’inizio il mio inglese non era fantastico. È migliorato grazie a Lucy”, dice, dando credito alla compagna insegnante.
Dopo qualche mese decidono di andare a vivere insieme, trovano casa ai Quartieri Spagnoli, nel centro storico napoletano. Lucy ha il contratto in scadenza ed è Marcello a proporle di cercare qualcosa insieme. Il primo Natale che passano da coppia, nel dicembre 2021, Lucy torna da sola in Australia. Marcello resta: l’Australia è ancora chiusa agli stranieri non residenti. L’anno dopo, nel 2022, finalmente partono insieme per due settimane di vacanza.
E poi, nel 2023, lei avanza la fatidica richiesta a Marcello: “Te la senti di trasferirti con me?”. Una domanda posta in modo diretto: “O vieni con me o ciao.”
Marcello ci pensa un po’, ma non troppo. Dice di sì ma in cuor suo sa che non sarebbe stato semplice: ha 38 anni, un lavoro avviato, una famiglia a cui è legato. Sa che la madre non la prenderà bene e, infatti, non la prende bene. Anche il fratello fa fatica ad accettarlo. Ma lui decide lo stesso di partire.
“Non mi definisco un mammone, ma riconosco che la scelta di lasciare la casa di famiglia in Italia, con gli stipendi medi e il costo della vita a Napoli, non è stata una cosa così scontata”.
Fanno tutto da soli, senza avvocati: domanda per il visto da partner a giugno 2023, risposta positiva ad agosto dello stesso anno. In due mesi è tutto approvato.
Arrivato a Sydney, alla fine del 2023, comincia a mandare curriculum ogni giorno. Venti al giorno, più o meno. Dopo un mese e mezzo trova lavoro in un’impresa di costruzioni. Segue un progetto nuovo per lui: la costruzione di una centrale elettrica:
“Non avevo mai fatto niente del genere, ma mi ci sono buttato. Qui si lavora bene, c’è professionalità, anche se l’ambiente è più ruvido. Alle sette del mattino c’è chi mangia patatine e beve Red Bull”, dice pensando al contrasto con l’espresso e il cornetto alla crema dei napoletani.
La differenza con l’Italia si sente anche sul piano delle regole: lì, racconta, metà degli operai sono pagati ‘in nero’, qui è raro. In Australia pagano la domenica e si pagano i turni di notte, e il lavoro ‘in nero’ è l’eccezione.
Le differenze culturali si notano, ma non è il tipo da giudicare.
Osserva, prova a capire. Anche a tavola: “La cucina australiana è un po’ basilare, però con Lucy cuciniamo spesso, andiamo a mangiare thailandese. E ogni tanto una buona pizza ci vuole”.
Quando gli si chiede cosa preferisca e se la scelta gli sia costata caro quanto ad abitudini, risponde: “Non c’è un posto migliore, sono modi diversi di vivere. A Napoli c’è calore, ma le possibilità sono poche. Qui sei più indipendente, ma è anche tutto più caro”.
Pellecchia, con un atteggiamento umile di chi sa quanta strada ha fatto ma anche consapevole di quanta ancora ne ha da percorrere, ha semplicemente preso sul serio una possibilità che si era presentata, e l’ha seguita fino in fondo. Ha lasciato una vita conosciuta per qualcosa che non lo era affatto, per capire se un’altra forma di quotidianità fosse possibile. Chi viene da Napoli lo sa: andarsene non è mai solo una scelta logistica. È un gesto carico, a volte frainteso, spesso doloroso. I napoletani sono legati alla loro città in un modo viscerale, profondo, difficile da spiegare.
Ma l’amore per un luogo non sempre coincide con il rimanerci. A volte, restare significa ripetersi. Andarsene, invece, è un modo per portarselo dietro, a modo proprio.
Come diceva Luciano De Crescenzo, celebre scrittore e regista napoletano, gli uomini d’amore mettono radici, gli uomini di libertà mettono ali. E Marcello, in fondo, ha fatto un po’ tutte e due le cose.