“L’arte trascende le parole. Ci permette di connetterci a un livello universale, oltre le barriere linguistiche e culturali. È un linguaggio comune, fatto di emozioni e visioni, che ci ricorda la nostra umanità condivisa”.
Queste le parole di Angelina Mirabito, artista italo-australiana il cui lavoro sembra trascendere la pittura, diventando un mezzo di dialogo tra emozioni profonde, esperienze personali e riflessioni spirituali.
Cresciuta in una famiglia italiana di forte tradizione cattolica, Mirabito ricorda come le opere d’arte religiosa e le vetrate delle chiese abbiano influenzato la sua infanzia. Ma la sua arte, oggi, riflette un cammino molto più personale: quello di una donna che ha trasformato la vulnerabilità in forza creativa.
Lei è una narratrice, sia con le parole che con i colori. Dopo una formazione accademica incentrata sul valore terapeutico della scrittura creativa, il suo percorso ha subìto una svolta drammatica quando un complesso disturbo post-traumatico da stress le ha impedito temporaneamente di leggere e scrivere.
“Non potevo più comunicare attraverso le parole – racconta –, e così ho preso le spatole e i colori. È stato come se il colore potesse parlare per me”.
Il passaggio alla pittura non è stato solo una risposta pratica, ma una necessità emozionale. Attraverso la trama delle spatole e la potenza cromatica, l’artista ha trovato un linguaggio universale e viscerale.
“Le emozioni erano più grandi di me, ma sulla tela sapevano esattamente dove andare. Era istintivo, primordiale”, spiega.
Questo processo ha portato alla creazione di oltre 350 opere, ognuna delle quali riflette una lotta interiore risolta attraverso il colore e la forma.
Per Mirabito, l’arte è diventata anche un mezzo di guarigione personale e di sensibilizzazione collettiva. Affrontando “disabilità invisibili” e la complessità delle sue condizioni di salute, ha scoperto nella creatività un equilibrio tra emozione e spiritualità.
“La mia vita interiore è stata temperata – racconta –. Attraverso l’arte, le emozioni trovano uno spazio in cui elevarsi, oltrepassando la dimensione umana per raggiungere uno stato spirituale più alto”.
Questa fusione di emozione e trascendenza caratterizza anche il rapporto di Angelina Mirabito con il pubblico.
“Condividere un’arte così personale richiede vulnerabilità, ma ho imparato che non posso più nascondermi – confessa –. Ho perso tutto, e da quel momento in poi ho deciso di essere semplicemente ciò che sono”.
L’autenticità è l’anima ardente del suo lavoro, che invita lo spettatore a confrontarsi con la propria interiorità: “Voglio che le persone sappiano che va bene essere se stessi e trovare il proprio modo di esprimersi, anche se sembra che il mondo non sia pronto ad accettarlo”.
Mirabito è costantemente in evoluzione. Se inizialmente i suoi dipinti erano dominati dall’urgenza emotiva e da processi rapidi, oggi l’artista dedica tempo alla stratificazione e alla ricerca di texture complesse.
“Ora non arrivo più davanti a una tela bianca – spiega –. La superficie è già un dialogo in corso, un punto di partenza che permette alle emozioni di coesistere con una dimensione spirituale”.
Le sue opere recenti esplorano materiali e superfici nuove, con l’ambizione di ampliare il potenziale espressivo della texture: “Sto lavorando a dipinti di grande formato che giocano con il gesso secco e con strati che emergono dalla tela, quasi a voler sfidare il limite fisico del supporto”, continua, specificando come questo approccio sia il risultato di anni di esplorazione e di un dialogo sempre più raffinato tra tecnica ed emozione.
L’artista sta attualmente lavorando a una serie di mostre collettive e a un progetto su larga scala previsto per il prossimo anno. La sua ricerca artistica continua a spingersi oltre i confini della pittura tradizionale, esplorando nuove superfici e materiali.