Quasi cinquant’anni di carriera e 50 album, nel segno della sperimentazione, della ricerca, dell’esplorazione muovendosi tra musica antica, pop, folk.

“Ma l’approccio non è mai cambiato, è sempre lo stesso. Così come l’emozione. E le idee nascono ancora nello stesso modo, ovvero senza una ritualità precisa. Ho esplorato mondi diversi, suonato con il Banco del Mutuo Soccorso o con Le Orme. Ho fatto un po’ di tutto, ma sempre seguendo solo l’istinto e il piacere”.

Angelo Branduardi ha scritto e cantato di filosofia, Medioevo e testi sacri e si è lasciato ispirare da Dante, dalla poesia russa e da Donovan e Cat Stevens e a 72 anni rimane ancora e sempre il “menestrello”.

“All’inizio era un soprannome che mi stava un po’ stretto, ma ora mi rispecchio nelle parole di un anonimo trovatore tedesco dell’anno mille che scriveva: ‘Sono un trovatore e sempre vado per molti paesi e città. Ora che sono arrivato qui, lasciate che prima di partire io canti’. E’ quello che ho fatto per cinquant’anni”.

Perché Branduardi nella musica ha sempre creduto e, guarda caso, proprio il potere della terza arte sugli esseri umani è stato scelto come tema di una delle tracce dell’esame di maturità di quest’anno, riprendendo un brano da Musicofilia di Oliver Saks.

“Il potere della musica è enorme, ha una forte componente terapeutica e di trance - dice il musicista -. L’aveva nella musica primitiva e l’ha ancora oggi. E’ uno sguardo oltre il muro, attraverso una porta chiusa. E’ una visione. Anche se la musica non va spiegata perché, come dice Dante, la musica è rapimento”.

Il “violinista che per combinazione ha scritto anche parole e musica” ha consegnato al pubblico poesie musicali come “Si può fare”, “Confessioni di un malandrino”, “La pulce d’acqua” e l’immortale “Alla fiera dell’est”, grandi successi che hanno fatto la storia della musica italiana, ma sui quali non si è mai adagiato. “Avrei potuto ripetere all’infinito variazioni di ‘Alla fiera dell’est’, ma non sarebbe stato interessante. Sono sempre alla ricerca di qualcosa che stupisca prima me e poi gli altri. Certo, ho fatto cose belle e cose brutte, che poi sono quelle che non faccio più dal vivo, ma sempre dettate dall’istinto e dal piacere”. 

Branduardi è uno dei cantautori più originali della storia della musica italiana e non solo. Artista di derivazione classica, ma dall’indole molto popolare, è stato ed è tutt’oggi uno dei maggiori ricercatori della nostra canzone. Un personaggio senza tempo, capace di reinventare melodie risalenti al Medioevo come di far proprie le sonorità più ardite della musica contemporanea nel mondo.

Nato a Cuggiono, in provincia di Milano, il 12 febbraio 1950, a soli tre mesi si trasferisce con la famiglia a Genova. Figlio di un appassionato di musica, nel capoluogo ligure da giovane ha l’opportunità di entrare in contatto con la scuola dei cantautori locale, una delle più attive d’Italia. Ma l’incontro decisivo per la sua carriera è quello con Paul Buckmaster, un arrangiatore inglese che lo porta a incidere il suo primo album, “Angelo Branduardi”, un disco di matrice progressive.

Affiancato dal 1975 al ‘79 dal polistrumentista Maurizio Fabrizio, Branduardi inizia a sperimentare una musica che mescola elementi popolari ad armonie barocche e rinascimentali, non disdegnando suggestioni provenienti dalla musica etnica di tutto il mondo. Una formula che si rivelerà vincente. Tornato a vivere nella città natale, compone nel 1976 “Alla fiera dell’est”, brano che fa esplodere definitivamente la sua carriera.L’originalità della sua musica lo fa presto conoscere oltre i confini d’Italia, portandolo a essere conosciuto in tutti i maggiori Paesi europei. Escono in quegli alcuni dei suoi lavori più importanti, come “La pulce d’acqua” e “Cogli la prima mela”, che lo consacrano come uno dei cantautori più apprezzati dalla critica nel mondo.

Dai primi anni ‘80 inizia a essere coinvolto anche in progetti cinematografici per la stesura di colonne sonore. All’inizio dei ‘90 inizia a sperimentare anche con un po’ d’elettronica, per poi rilasciare nel decennio successivo altri album di grande successo come “Si può fare” e “Il dito e la luna”. Da quest’ultimo è tratto un altro dei suoi brani più apprezzati, “Il giocatore di biliardo”. Poi inizia a produrre una serie di dischi denominati “Futuro Antico”. Ne pubblicherà otto in quasi vent’anni. Si tratta di lavori che riscoprono un patrimonio musicale inestimabile italiano ed europeo riportandolo in vita per proporlo in una nuova veste ai giorni nostri. 

Branduardi è atteso da un’estate di concerti dal vivo, “ma ho un brano già registrato di grande allegria, ma per ora resta dov’è perché non mi sembra il momento giusto per pubblicarlo”.