Il capitano Cook descrive nel suo diario del giugno 1770 il suo primo avvistamento del canguro. “Era di colore chiaro marrone e delle dimensioni di un levriero, e aveva la forma, sotto ogni aspetto, di un levriero, con una lunga coda, che portava come un levriero; insomma, avrei dovuto prenderlo per un cane selvatico, ma per il suo camminare o correre, in cui saltava come una lepre o un cervo”.
Gli animali australiani, mai visti prima dagli europei, come tutte le cose nuove, hanno bisogno di parole per descriverli. Una strategia comune è quella di prendere in prestito parole da altre lingue. Il 4 agosto 1770 il capitano Cook scrive: “L'animale che ho già menzionato prima, chiamato dagli indigeni kangooroo, o kanguru”. Il nome - originariamente dalla lingua Guugu Yimidhirr parlata nei pressi di Cooktown nel Queensland - è preso in prestito in inglese da cui poi passa all'italiano dove risulta oggi come ‘canguro’.

Prima di fermarsi vicino a Cooktown, l'esploratore inglese mette piede per la prima volta sul suolo australiano in quella che oggi è Sydney. Durante il tempo trascorso qui il capitano e il suo equipaggio osservano altri animali che si trovano solo in Australia. La lingua di Sydney è il Dharuk ed è da questo idioma che derivano le parole ‘koala’, ‘dingo’ e ‘wombat’ in inglese.

Il koala, spesso detto anche koala bear, in inglese non è per niente un orso, ma un marsupiale. In Dharuk è conosciuto come kulawan o kula. Da questi viene trascritto in inglese come coola, koola e koolah. Una riscrittura sbagliata ci dà alla fine ‘koala'. Avvolte si sente dire che ‘koala’ significa ‘non beve’ (perché sembra non bere) ma questa etimologia è completamente falsa. Mentre il koala rimane invariato in italiano, il wombat inglese si trasforma in ‘wombato’, o meglio, ‘vombato’ Ma il vombato italiano ha anche un altro nome che non esiste in inglese: ‘fascolomio’ dal greco ‘borsa + topo’.

A volte il nome può sorprenderci. ‘Platipo’ (da platypus) esiste in italiano ma il termine 'ornitorinco' è molto più usuale. Ognuno di questi nomi deriva dal greco. Le lingue australiane, invece, usano parole loro come mallingong, tembreet e boondaburra.

I nomi dei giganteschi uccelli australiani - casuario ed emù - sembrano a prima vista autenticamente australiani, ma non lo sono per niente. Il casuario è presente anche in Nuova Guinea e Indonesia. Il suo nome deriva dal malese kasuari – in uso in inglese già nel ’600. Ma all’epoca il casuario era anche conosciuto come emu – questa volta dal portoghese. E tutto questo ben prima che il capitano Cook approdasse in Australia. Come ha fatto il vero emù, uccellone esclusivamente australiano, a ricevere un nome portoghese? Per una confusione! Gli europei hanno pensato per un lungo periodo che l'emù australiano fosse un tipo di casuario, e perciò usavano il termine ‘emu’ per descriverlo. Alla fine il nome di ogni animale australiano segue il proprio percorso linguistico in italiano. Se prendiamo solo due esempi, koala scritto con la ‘k’ rimane straniero e immutabile: un koala, due koala, ma non vombato ormai italianizzato: un vombato, due vombati. Ma perché uno sì, uno no? È una storia ancora da scoprire.