Rivestono posizioni di rilievo e si distinguono per i traguardi in campo professionale e imprenditoriale che danno lustro a tutta la comunità. Fra tutti, nel 1997, si legge della nomina a governatore del Victoria di Sir James Gobbo, “tappa più alta di una brillante carriera di penalista, civilista, giurista magistrato, operatore sociale” con una lunga “dedizione alle cause dell’Australia multiculturale, dell’assistenza alla terza età, della promozione della lingua e cultura italiana”.

Le città australiane stesse indossano i segni tangibili dell’imprenditorialità e delle competenze italiane: dai grattacieli avveniristici di Melbourne ai lavori di rinnovamento della National Gallery of Victoria; dai luoghi di aggregazione che sono già diventati vere e proprie attrazioni turistiche come “Salamanca Place” a Hobart fino a opere di alto livello ingegneristico come il tunnel sotto la baia di Sydney (joint venture tra governo statale e privati tra cui la Transfield, fondata e diretta dagli ingegneri italiani Belgiorno-Nettis e Salteri). Targata “Made in Italy” è anche la pista di atletica del nuovo stadio di Sydney, che ospiterà le Olimpiadi nel 2000.

Integratisi in Australia, senza dover più rivendicare i propri diritti di base, anzi, diventando portatori di cambiamento, gli italo-australiani intensificano i rapporti tra Italia e Australia, a livello politico ma anche culturale e turistico. A fine anni Novanta viene aperto l’ufficio dell’ENIT a Sydney e continuano i gemellaggi, anche di un certo rilievo: quello tra Regione Campania e lo Stato del South Australia, tra Hobart e L’Aquila, solo per citarne alcuni. A cavallo tra Victoria e Veneto vengono organizzati numerosi eventi, artistici, accademici e a carattere promozionale.

Continuano gli scambi scolastici tra istituti australiani e italiani e le collaborazioni scientifiche; non mancano le visite di delegazioni politiche, regionali e non solo. Nei primi anni Novanta sono in Australia, in due occasioni separate, anche due importanti figure della giustizia della Penisola: l’allora procuratore generale di Palermo, Giovanni Falcone, e il magistrato di “Mani pulite”, Antonio Di Pietro. Se per il primo si tratta di un viaggio con un gruppo di lavoro per prendere contatti con la Polizia federale australiana, il secondo incontra invece il pubblico di Sydney e Melbourne invitando a “distruggere l’immagine di un’Italia tutta mafia e spaghetti”.

La prima pagina del 3 aprile 1995 che ricorda il centenario dell’invenzione della radio di Guglielmo Marconi

Risalgono a questo periodo anche i primi passi mossi su una questione che rimane aperta ancora oggi: la protezione dei marchi Doc (denominazione di origine controllata) italiani. Un concetto di cui si inizia a parlare e che vede il divieto dell’uso del nome “Chianti” per vini australiani nel 1998.

Il Globo guarda all’Italia e alle sue istituzioni con una maggiore insistenza su temi legati al sociale e alla rappresentanza: vengono introdotti alla fine del millennio gli enti preposti a farsi portavoce degli italiani all’estero come li conosciamo oggi, i Comites e il Consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE).

Il voto all’estero occupa ampio spazio sulle pagine del settimanale ma fatica a concretizzarsi a causa delle continue bocciature nel Parlamento italiano. Una buona notizia giunge invece nel 1992 sul fronte della doppia cittadinanza: viene approvata la legge che consente di mantenere il doppio passaporto e ci sarà anche una breve finestra per il riottenimento della nazionalità italiana per i naturalizzati australiani che l’avevano persa.

In materia di immigrazione, le novità principali per gli italiani sono lo snellimento delle procedure per ottenere i visti turistici per l’Australia e, dal 1995, la possibilità di farli in agenzia di viaggio. Si comincia anche a parlare di promuovere l’emigrazione imprenditoriale e il programma di visti vacanza-lavoro ma si fanno tuttavia più stringenti le norme sui ricongiungimenti famigliari e i criteri selettivi per chi vuole emigrare a lungo termine.  

Nel corso degli anni Novanta sono diverse le opportunità per gli italo-australiani di fermarsi a riflettere sulla storia della propria presenza nel Paese d’adozione con anniversari importanti (compie, per esempio, 50 anni il centro di accoglienza dei migranti di Bonegilla) e piccoli traguardi su ingiustizie passate.

Un momento importante per gli ex internati civili italiani

Grazie alla proposta del senatore italo-australiano John Panizza, vengono riabilitati i civili italiani internati durante la Seconda guerra mondiale con l’accusa di essere “nemici” dell’Australia e collaboratori del fascismo. “Fu un errore quello commesso durante l’ultima guerra ai vostri danni”, scrive in un messaggio il primo ministro Bob Hawke dopo l’approvazione nel 1991 della legge federale di riabilitazione morale. Furono diverse migliaia i civili nei campi di internamento di tutto il Paese, ai quali si aggiungono i prigionieri di guerra catturati dalle forze alleate.

Diverse le iniziative nel corso degli anni Novanta che andranno a ricordare questo triste capitolo della storia australiana, a lungo sconosciuto ai più. Sempre nel 1991, Il Globo racconta che sono in visita a Melbourne due ex internati civili italo-inglesi, che vennero trasporti in Australia nel 1940 dalla nave passeggeri Dunera assieme ad altri 2000 prigionieri. Passarono alla storia come i “Dunera Boys”, superstiti di un viaggio fatto in condizioni particolarmente dure.

A febbraio 1997, a Cowra, in New South Wales, nel sito del campo di internamento locale, viene inaugurato un Monumento dell’amicizia tra Italia e Australia, “per onorare i circa 20mila ex prigionieri di guerra italiani, detenuti in Australia durante il secondo conflitto mondiale”.

Papa Giovanni Paolo II beatifica Mary MacKillop

Il New South Wales è una delle tappe del viaggio apostolico di papa Giovanni Paolo II tra Asia e Australia nel gennaio del 1995. Karol Wojtyla è il secondo pontefice a incontrare i fedeli australiani e giunge a Sydney dopo aver celebrato una Messa da record a Manila, davanti a una folla di quasi 5 milioni di persone. La ragione della visita del Santo padre è la beatificazione della prima australiana, suor Mary MacKillop. Nelle circa 40 ore a Sydney, papa Giovanni Paolo II è accompagnato dalle massime cariche del Paese, si ferma in preghiera sulla tomba della fondatrice della congregazione delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore di Gesù e celebra la Messa di beatificazione all’ippodromo di Randwick affollato da 200mila fedeli. Come riporta Il Globo, l’omelia del  Papa si incentra sulla pari dignità della donna, traendo spunto dalla figura della tenace suora originaria di Melbourne, che fu persino scomunicata da un vescovo di Adelaide.

Da Genova a Sydney omaggio al genio di Marconi

Il 1995 è anche l’anno in cui viene ricordato un evento storico che unì Italia e Australia. In occasione delle celebrazioni per il centenario del primo segnale radio inviato da Guglielmo Marconi, viene riproposto un esperimento che mise in collegamento il capoluogo ligure con la capitale del NSW a marzo 1930. “L’architetto dell’era dell’informazione”, stando a bordo del suo panfilo Elettra nel porto di Genova, accese un’insegna luminosa sulla facciata del municipio di Sydney con la parola “prosperity” scritta con 200 lampadine. Nel 1995, il presidente della Repubblica italiana, Oscar Luigi Scalfaro, premendo un pulsante dall’Italia, fa ‘comparire’ via satellite la firma di Marconi sulle vele dell’Opera House.

Snowy Mountains, la culla del multiculturalismo

Un’altra occasione per guardare indietro e al contributo degli immigrati in Australia è nel 1999 quando 15mila persone si riuniscono il 16 ottobre a Lake Jindabyne, in New South Wales, per ricordare i cinquant’anni dall’inizio dei lavori dello Snowy Mountains Hydro-Electric Scheme, definita la “centrale idroelettrica del secolo: un progetto realizzato da decine di migliaia di immigrati nel dopoguerra”, ricorda Il Globo. E davvero si tratta di una delle opere ingegneristiche più estese al mondo: costruita in 25 anni con l’impiego di 100mila lavoratori provenienti da 37 nazioni diverse per realizzare, tra le altre cose, 16 bacini artificiali con un volume complessivo d’acqua pari a un terzo della Baia di Port Phillip 14 chilometri di tunnel e 80 di acquedotti. Gli operai vivevano in 100 campi realizzati appositamente e ben 125 uomini persero perso la vita durante i lavori.

“Ho lavorato per sei anni a perforare gallerie, con turni massacranti talvolta di dodici ore al giorno. Ma sono orgoglioso di aver partecipato a questo stupendo progetto. Qui incontrai anche mia moglie, che faceva la cameriera in un ristorante di Cooma”, ricorda uno degli ex operai italiani, Mario Cevolatti di Shepparton, presente all’evento di Jindabyne.

La comunità che invecchia

Sempre più numerose le iniziative già avviate nei precedenti decenni a favore degli anziani di origine italiana, finanziate generosamente anche dal governo federale (che nel 1990, per esempio, stanzia 4 milioni di dollari solo a Melbourne).

Il Globo segue da vicino i lavori per la costruzione del Centro Assisi: dall’acquisto del convento della Misericordia a Rosanna alla raccolta fondi che coinvolge tutta la comunità, dalle associazioni ai piccoli e grandi benefattori. L’inaugurazione della prima parte del progetto, definita dal giornale “autentico miracolo nel cuore verde della comunità italiana di Melbourne”, avviene il 15 marzo 1992 alla presenza del primo ministro Paul Keating. Si posa la prima pietra “di una casa di riposo per anziani con 90 posti letto (…) un progetto che vedrà in futuro affiancarsi una casa di cura, un centro di assistenza diurna per gli anziani e iniziative socio–culturali tali da farne un centro integrato di attività e di riferimento per tutte le fasce di età. È un esperimento che si basa sul principio caro alla migliore tradizione della famiglia italiana di non isolare gli anziani e i più giovani di non spezzare i vitali rapporti tra generazioni”.

Nel giro di due settimane, si assisterà anche alla conclusione della costruzione della Casa di riposo Elda Vaccari. I governi federale e statale riconoscono e lodano la vitalità, la dinamicità, lo spirito imprenditoriale della comunità per queste iniziative.

Sempre in ambito assistenziale, ma dall’altra parte del Paese, nell’ottobre 1996, viene inaugurata dal primo ministro John Howard la nuova sede del “Centro di Assistenza e Cultura Italo-Australiano” del Western Australia, ente che si occupa anche dell’insegnamento dell’italiano nello Stato.

A rischio l’insegnamento della lingua italiana

“In pericolo l’insegnamento dell’italiano in Tasmania e Queensland”, è il titolo di un articolo de Il Globo del 1992 che esemplifica i timori che tornano a più riprese negli editoriali de Il Globo. È in questo decennio, infatti, che la bella lingua inizia ad avere un rallentamento, se non una vera e propria riduzione della sua diffusione nelle scuole e negli atenei di molti Stati australiani. Si inizia a parlare di bisogno di proteggere e garantire il futuro dell’italiano, penalizzato dalla spinta verso l’Oriente della politica. “In Queensland il governo laburista [di Wayne] Goss ha deciso di sostituire i corsi inseriti d’italiano nelle scuole elementari, frequentati da 10.000 studenti, con corsi di vietnamita e spagnolo”.

Lo stesso primo ministro, Paul Keating, dichiara che sono “prioritarie le lingue asiatiche nelle scuole” e  Il Globo ribatte che “inaspettatamente il governo si rimangia impegni e promesse del suo stesso libro bianco sulla politica linguistica e accetta la proposta del premier laburista del Queensland, già attuata in quello Stato, di dare assoluta priorità all’insegnamento del giapponese, cinese e indonesiano”.

A Hobart, nel 1996, chiude il Dipartimento di Italiano presso l’università locale e a nulla valgono le proteste, anche a mezzo stampa, e le garanzie del governo italiano disponibile a garantire la continuità dell’insegnamento stanziando finanziamenti per i docenti.
Eccezione in questa preoccupante tendenza è  il Victoria, dove l’esecutivo statale potenzia l’insegnamento delle lingue – senza discriminazione – con programmi dedicati e fondi. Inoltre, scorrendo i titoli dedicati alle lingue e la scuola, si legge dell’investimento record della Monash University che, a inizio decennio, offre 5 milioni di dollari in borse di studio per specializzarsi in lingue all’estero e il progetto innovativo che coinvolge anche il Co.As.It. di Melbourne: l’insegnamento dell’italiano avverrà via satellite con un collegamento per 76 scuole, 159 classi e 6000 alunni.

Sul fronte universitario, viene scongiurata la chiusura del dipartimenti di italiano della La Trobe University grazie a una campagna sostenuta anche dal giornale per l’incongruità della decisione di mettere fine a corsi “con 270 studenti più la frequenza di 80 abilitandi all’insegnamento dell’italiano a livello medio – scrive Il Globo -. Restano invece i corsi di cinese con 90 studenti e di giapponese con 123, indonesiano con 115. Discriminazione che rappresenta uno schiaffo all’intera comunità italo-australiana, l’unica che si era impegnata per contratto a mantenere in perpetuità la Cattedra di Studi Italiani, dotata di un milione di dollari dalla Fondazione Gualtiero Vaccari”. La proposta dell’abolizione dell’italiano viene ritirata qualche settimana dopo.

Grandi cambiamenti a fine millennio

Gli anni Novanta portano grossi cambiamenti nel gruppo editoriale che, il 29 agosto 1994, lancia Rete Italia “la nuova voce italiana 24 ore al giorno”. Una stazione radiofonica che raggiungerà le case di migliaia di persone in tutto il Paese. Nelle pagine del giornale, inoltre, si assiste all’introduzione del colore e di una veste grafica più ariosa nel 1998 per poi arrivare al passaggio da broadsheet a tabloid l’anno successivo. Viene inserita anche qualche pagina in inglese per avvicinare le seconde e terze generazioni con rubriche come quella del “Junior Roo”, dedicata al calcio giovanile. Non solo, aumenta il numero di uscite settimanali e si esordisce con la pubblicazione come inserto del quotidiano nazionale italiano La Repubblica. Il prezzo del giornale passa da 90 centesimi a 1,40 dollari.