MELBOURNE - Anthony Albanese è stato accolto da una grande folla all’arrivo presso i resti della sinagoga Adass Israel di Ripponlea, incendiata quattro giorni fa in quello che è stato classificato come sospetto attacco terroristico.
Il primo ministro ha parlato con i leader della comunità ebraica davanti alla sinagoga e ha letto i messaggi lasciati all’esterno del luogo di culto.
Circa un centinaio di persone tra fedeli, membri della comunità e giornalisti, hanno poi seguito Albanese mentre si spostava sul retro dell’edificio, dove, insieme con il parlamentare locale Josh Burns, è entrato per ispezionare i danni.
La visita è avvenuta un giorno dopo quella del leader dell’opposizione Peter Dutton.
Tre le persone attualmente ricercate, mentre le indagini sono condotte dalla polizia del Victoria, dalla polizia federale australiana e dall’agenzia di intelligence ASIO.
Prima di recarsi a Melbourne, stamattina Albanese ha incontrato a Canberra l’inviata speciale australiana per la lotta all’antisemitismo, Jillian Segal, che ha parlato dell’incendio doloso della sinagoga di Ripponlea come del culmine di un anno terribile per la comunità ebraica.
“L’aumento dell’antisemitismo è assolutamente inaccettabile, ma ciò di cui abbiamo bisogno ora è una risposta coordinata”, ha dichiarato Segal, chiedendo che vengano messe in campo azioni forti.
Un’organizzazione per i diritti umani ebraica, il Simon Wiesenthal Center, ha emesso un’allerta di viaggio, invitando gli ebrei a esercitare estrema cautela in Australia, definendo inaccettabile il mancato intervento delle autorità contro la demonizzazione, le violenze e le intimidazioni verso gli ebrei e le istituzioni ebraiche.
Il rabbino Abraham Cooper ha scritto all’ambasciatore australiano negli Stati Uniti, Kevin Rudd, esprimendo indignazione per i crimini d’odio contro gli ebrei australiani e accusando le autorità di non aver adottato misure adeguate per proteggerli.
Cooper, sulla scorta di quanto fatto qualche giorno fa dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha inoltre collegato l’attacco alla sinagoga al recente voto dell’Australia a favore di una risoluzione ONU contro Israele, sottolineando come tale gesto possa incoraggiare chi cerca la distruzione dello Stato di Israele e denigra il giudaismo e il sionismo.
Anche Israele ha emesso un simile avvertimento, alzando il livello di minaccia a quota due (“pericolo potenziale”) per l’Australia, invitando i viaggiatori a prendere maggiori precauzioni. Nel frattempo, anche l’Australia ha raccomandato ai suoi cittadini di evitare viaggi in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati a causa del conflitto in corso a Gaza.
La premier del Victoria, Jacinta Allan, ha criticato la scelta del governo israeliano di innalzare lo stato di allerta, dichiarando che Melbourne e lo Stato del Victoria restano luoghi sicuri per vivere e visitare.
La polizia del Victoria, ha attivato l’operazione Park per indagare sugli episodi legati al conflitto in Medio Oriente, ma è stata criticata per la lentezza nell’affrontare gli episodi di antisemitismo mentre gli agenti cercano i responsabili dell’attentato incendiario.
Anche l’ambasciatore di Israele in Australia, Amir Maimon, ha visitato oggi la sinagoga, esprimendo shock e tristezza per l’attacco.
Durante la mattinata, molti membri della comunità sono arrivati per osservare la sinagoga recintata, leggendo i messaggi e guardando i mazzi di fiori lasciati all’esterno.