CANBERRA - La creazione di una task force sull’educazione contro l’antisemitismo ha aperto un nuovo capitolo nello scontro politico e culturale sui campus australiani, dove sicurezza degli studenti e libertà di espressione rischiano di entrare in rotta di collisione.

Il gruppo di lavoro, guidato da David Gonski, figura di spicco della comunità ebraica e autore di una storica revisione sul finanziamento scolastico, avrà il compito di individuare come il sistema educativo possa prevenire la diffusione dell’odio antiebraico.

L’iniziativa fa parte di una risposta più ampia del governo al piano presentato dall’inviata speciale contro l’antisemitismo Jillian Segal, che include anche un rafforzamento delle tutele legali contro l’hate speech, annunciato ieri dal primo ministro Anthony Albanese. Dopo mesi senza una risposta formale al rapporto Segal, pubblicato a luglio, l’esecutivo ha accelerato le decisioni in seguito all’attacco di Bondi durante le celebrazioni dell’Hanukkah.

Le misure sono state accolte positivamente dall’Australia/Israel and Jewish Affairs Council. Il direttore esecutivo Colin Rubenstein ha però avvertito che non bastano. A suo giudizio, serve un’azione più incisiva contro quella che ha definito una “ostilità ossessiva verso Israele e i sionisti” proveniente da ambienti progressisti e islamisti. Rubenstein ha indicato i campus universitari come luoghi in cui si sono verificati episodi di intimidazione e molestie, accusando molte università di non aver reagito con la necessaria fermezza.

Sul fronte scolastico, la task force darà impulso al lavoro già avviato da Segal, concentrandosi su educazione alla Shoah, programmi didattici più efficaci e una preparazione migliore degli insegnanti. Per Independent Schools Australia, si tratta di un passo importante. Il direttore Graham Catt ha sottolineato che l’istruzione è uno strumento decisivo per contrastare l’odio in fase precoce e rafforzare la coesione sociale.

Il nodo più delicato resta però l’università. Il governo appare restio ad adottare una delle proposte più controverse di Segal: tagliare i finanziamenti agli atenei che non garantiscono un ambiente sicuro agli studenti ebrei. Sebbene l’ente di vigilanza disponga già del potere di revocare l’accreditamento, questa opzione è considerata estrema e difficilmente praticabile. Un’alternativa potrebbe essere l’inasprimento delle sanzioni, ipotesi che la task force potrebbe valutare già dal primo incontro.

La prospettiva di interventi più duri ha acceso le proteste di gruppi studenteschi e organizzazioni filo-palestinesi, che vedono le università come spazi fondamentali di dissenso. L’Australia Palestine Advocacy Network ha definito il piano una minaccia seria alla democrazia e ai diritti civili, accusando il governo di voler trasformare i campus in luoghi di controllo ideologico e di colpire in modo particolare migranti e studenti internazionali.

Il confronto è appena iniziato. Tra la necessità di tutelare gli studenti e quella di preservare il pluralismo del dibattito accademico, la task force di Gonski si muoverà su un terreno politicamente e socialmente delicato, destinato a segnare il rapporto tra università, governo e società nei prossimi mesi.