Tutti i bambini del mondo, di ieri e di oggi, hanno almeno una volta sognato di impugnare una bacchetta magica, di scomparire, volare o compiere le più svariate prodezze sovrumane. Di questi tempi ne è riprova quell’incredibile fenomeno generazionale che prende il nome di Harry Potter.
Per il piccolo Paul Cosentino, nella Melbourne degli anni ‘90, la scoperta della magia è stata un’ancora di salvezza. A dodici anni il futuro showman era un ragazzino timido e insicuro, che cercava sempre di scomparire tra i banchi in fondo alla classe per nascondere il fatto di non saper leggere. Ma come è possibile, si chiedevano i genitori, entrambi figli di immigrati calabresi. Il padre era arrivato in Australia a tredici anni senza conoscere una parola d’inglese e si era laureato in ingegneria. La madre sarebbe diventata un’insegnante. 
Fu quest’ultima a non darsi per vinta, cercando in ogni modo di invogliare il figlio alla lettura. Un giorno in biblioteca, sfogliando distrattamente un libro sui grandi illusionisti del passato, il ragazzo fu attratto da un’immagine di Houdini. Scoprì così che esistevano dei supereroi veri, in carne e ossa.
Paul si portò il libro a casa e notò che le ultime pagine illustravano il procedimento di alcuni trucchi magici, con foto passo passo e spiegazioni. Fu proprio il forte desiderio di imparare quei trucchi, e impossessarsi di quel ‘potere magico’, a spingere il ragazzo alla lettura. 
Da quel momento in poi tutto cambiò e il ragazzino introverso uscì dal guscio, con il botto. Come la prima volta che fece sparire una monetina davanti agli occhi sbalorditi del padre, ‘l’ingegnere’, un genio agli occhi del bambino che  non sapeva leggere, o la prima volta che riuscì a forzare la serratura della porta di casa un giorno in cui lui e la madre erano rimasti chiusi fuori. 
“Provavo un incredibile senso di onnipotenza”, racconta Cosentino. “Nella mente di un ragazzino riuscire a far scomparire e riapparire una colomba è come avere il potere di creare la vita stessa. Quando segavo mio fratello in due era come avere il dono resuscitare i morti”!
“Lo stesso vale per l’escapologia”, continua l’Houdini australiano, “ti fa sentire un superuomo”. 
L’escapologia, ovvero la fuga da situazioni impossibili, è stata resa celebre proprio dall’illusionista austro-ungarico naturalizzato americano Harry Houdini, le cui evasioni, da catene, manette e camicie di forza, a volte immerso nell’acqua a testa in giù, riscossero un successo strepitoso sul pubblico del primo Novecento. 
Nel 1910 Harry era a Melbourne, dove presentò uno dei suoi numeri, calandosi con dieci chili di catene dal Queen’s Bridge nel già allora pesantemente inquinato fiume Yarra. Esattamente cento anni dopo, il 17 febbraio 2010, in un tributo al suo idolo, Cosentino si è fatto incatenare e ammanettare a un blocco di cemento di 60 chili e si è lasciato calare in una vasca profonda quattro metri e mezzo del Melbourne Aquarium, con pesci vari e squali a fargli da ignari assistenti. Seppur con un minuto e nove secondi in più rispetto ai tempi previsti, il giovane illusionista ne è uscito indenne. 
L’anno dopo Cosentino si è classificato secondo nel programma televisivo Australia’s Got Talent e nel 2013 con la partner di ballo Jessica Raffa ha vinto la tredicesima edizione di Dancing with the Stars. Sì perché Cosentino è anche un abile ballerino, il cui stile si ispira a Gene Kelly e Fred Astaire (d’altronde quest’ultimo ballava magicamente su pareti e soffitti nel film Royal Wedding). Per questo gli show di Cosentino sono un vero e proprio spettacolo teatrale, dove i numeri di magia, escapismo e illusionismo sono attentamente coreografati assieme a passi di danza, giochi di luce e costumi sfarzosi.
Per Anything is Possible Cosentino si è preparato ogni giorno per tre anni. “Due minuti di illusione richiedono sei mesi di allenamento”, precisa Paul. 
La preparazione è importantissima perché i suoi numeri prevedono rischi sempre più alti e non sempre le cose vanno a buon fine. In passato il mago si è perforato il timpano durante un numero sott’acqua, si è aperto il mento mentre aveva la testa in una scatola piena di lame, si è rotto una caviglia una volta in cui era appeso a testa in giù e si è spezzato una costola in un’altra spericolata occasione. 
Insomma, attendiamoci l’impossibile per il suo spettacolo al Palais Theatre di sabato 29 giugno, Anything is Possible.
SUSANNA BURCHIELLI