Il convoglio di aiuti umanitari ha attraversato un valico di frontiera riaperto nella Siria nord occidentale in un’area controllata dai ribelli, area dove fino a questo momento gli aiuti erano arrivati con il contagocce dopo il terremoto della scorsa settimana.
Mentre stanno svanendo le speranze di trovare altre persone vive sotto le macerie a più di 200 ore dal momento del terremoto di magnitudo 7,8, l’attenzione si è spostata sui rifornimenti di generi alimentari e di ripari per l’ingente numero di chi è rimasto senza più nulla, esposto ai rigori dell’inverno.
Oggi il bilancio delle vittime nella regione ha superato quota 41mila.
È la prima volta che un convoglio delle Nazioni Unite ha utilizzato il valico per consegnare aiuti dalla chiusura avvenuta nel 2020.
Contemporaneamente altri 26 veicoli da trasporto hanno attraversato il valico di frontiera di Bab al-Hawa, fino ad ora l’unico punto di ingresso per gli aiuti umanitari delle Nazioni Unite per raggiungere direttamente le popolazioni nella Siria nord occidentale, regione sotto il controllo dei gruppi anti Assad.
Il valico era stato chiuso agli aiuti delle Nazioni Unite dal 2020, dopo le pressioni esercitate sul Consiglio di sicurezza dell’ONU da parte della Russia, alleata del governo di Damasco, che aveva richiesto che tutti i soccorsi per il paese dilaniato dalla guerra entrassero attraverso le aree controllate dal governo.
Il convoglio è passato il giorno dopo che il presidente siriano Bashar al-Assad ha accettato di consentire l’ingresso degli aiuti delle Nazioni Unite dalla Turchia attraverso altri due valichi di frontiera, marcando un cambio di posizione da parte di Damasco che da tempo si era opposta alle consegne di aiuti transfrontalieri all’enclave ribelle.
Quasi nove milioni di persone in Siria sono state colpite dal terremoto, ha reso noto l’ONU, lanciando un appello alla comunità internazionale per un fondo da 400 milioni di dollari da destinarsi alla popolazione.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato che l’entità della devastazione causata dal terremoto di magnitudo 7,8 che lo scorso 6 febbraio ha devastato la Turchia meridionale e la Siria nord occidentale è una delle maggiori nella recente memoria
Guterres ha detto che i 400 milioni di dollari procureranno quei soccorsi indispensabili a salvare le vite di tante persone, soccorsi di cui hanno un disperato bisogno quasi 5 milioni di siriani per i prossimi tre mesi, aiuti che comprendono tende da campo, assistenza sanitaria, cibo e protezione.
Il conteggio delle vittime rimane provvisorio, sono fondati i timori che diverse migliaia di persone debbano essere aggiunte alle 41mila morti finora accertate.