LAMPEDUSA (Agrigento) - Dopo gli arrivi senza sosta degli ultimi giorni, il numero di migranti presenti a Lampedusa ha superato quello dei cittadini dell’isola. L’ondata di sbarchi ha portato al collasso il sistema d’accoglienza, con le forze dell’ordine che per ore hanno faticato a contenere i migranti che spingevano per uscire dall’hostpot stracolmo.
Scene da “apocalisse” le ha definite il parroco che, con gli abitanti e la Croce Rossa, sta facendo di tutto per mantenere la calma offrendo ospitalità e pasti ai tanti disperati arrivati dal mare.
Alla tensione dei giorni scorsi per la situazione ormai fuori controllo, si è tentato di mettere un freno, con uno sforzo senza precedenti da parte della prefettura che ha organizzato numerosi trasferimenti già da giovedì sera, provando così ad alleggerire la pressione sull’isola.
Ma gli sbarchi non si arrestano e svuotare Lampedusa sta diventando un’impresa quasi impossibile.
Impotenti davanti a questa situazione emergenziale, gli esponenti del governo del centrodestra, che aveva promesso di arrestare gli sbarchi, si sono avventati così l’uno sull’altro e sull’Europa, colpevole ancora una volta di aver disatteso le promesse, con Francia e Germania che hanno inizialmente chiuso i confini e interrotto le pratiche per i trasferimenti di richiedenti asilo.
È così che nel giorno in cui la premier Giorgia Meloni, abbandonata da Parigi e Berlino, è volata in Ungheria da Viktor Orban parlando ancora della “migrazione” come di “una sfida comune per l’Unione europea che richiede una risposta collettiva”, dagli alleati della Lega sono arrivate bordate contro la linea di Palazzo Chigi sugli sbarchi.
Il vice segretario leghista Crippa, riprendendo le parole del vicepremier Salvini, che ha parlato di “guerra all’Italia” e di una regia dietro ciò che sta succedendo, ha bocciato la via diplomatica intrapresa dalla premier nei confronti della Tunisia e dell’Europa.
“Non ha portato a niente - ha detto Crippa - l’Europa non ci sta aiutando per niente, anzi gli altri Paesi stanno chiudendo le frontiere e noi dobbiamo ospitare tutti i clandestini”. E ancora, “il governo della Tunisia, è evidente, ha dichiarato guerra all’Italia”.
Di fronte al prolungarsi di una delle maggiori emergenze migranti degli ultimi anni, la solidarietà europea nel fine settimana si è però finalmente fatta sentire: la Germania ha fatto marcia indietro riaprendo le porte dell’accoglienza volontaria a chi sbarca sulle coste italiane, in base al meccanismo di solidarietà sospeso qualche giorno prima.
L’annuncio è arrivato da Nancy Faeser, ministro tedesco dell’Interno, che ha preso parte a un colloquio telefonico a cinque sull’emergenza migranti, organizzato dal collega francese Gerald Darmanin e a cui sono intervenuti Matteo Piantedosi per l’Italia, lo spagnolo Fernando Grande-Marlaska e la commissaria europea per gli affari interni Yilva Johansson.
Dal colloquio “è emersa la volontà comune di affrontare in modo concreto e con un taglio operativo la questione migratoria - ha fatto sapere Piantedosi -, in particolare per bloccare all’origine le partenze”.
“È giunto il momento della solidarietà con l’Italia ma anche della mobilitazione dell’Ue”, ha sottolineato dal canto suo la premier francese Elisabeth Borne, anticipando la telefonata tra Emmanuel Macron e Meloni, avvenuta nelle stesse ore, durante la quale i due leader hanno convenuto sulla necessità di affrontare questa sfida in modo umano e di rafforzare la cooperazione a livello europeo.
Il presidente francese e la premier italiana hanno anche discusso di una possibile azione congiunta che potrebbe essere intrapresa nel Mediterraneo centrale per prevenire le partenze.
Macron e Meloni avrebbero concordato di proseguire il confronto per rafforzare la cooperazione tra i rispettivi governi e, in quest’ottica, il ministro dell’Interno Darmanin si recherà in Italia nei prossimi giorni per incontrare il suo omologo italiano.
Tutti segnali che, uniti alla visita a Lampedusa della premier Meloni insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di ieri, indicano la volontà dei principali partner europei di esprimere il loro sostegno all’Italia davanti a una situazione particolarmente critica, anche se non è detto che la solidarietà europea basti per affrontare l’emergenza.
Secondo il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, per fare fronte a ondate migratorie come quelle provenienti dall’Africa è necessario mobilitare anche l’Onu e pensare che anche la Nato e gli Stati Uniti dovrebbero essere parte della soluzione.
A Bruxelles, i riflettori sono puntati sulla riunione degli ambasciatori dei 27 dedicata al tema migranti e al relativo Patto in programma per questa settimana.
Il confronto sulla questione migratoria per Meloni non avviene però solo a livello europeo, la premier deve infatti fare i conti anche all’interno della maggioranza, dove la Lega ha aperto una frattura chiedendo un irrigidimento delle politiche migratorie. Frattura che rischia di ampliarsi in vista delle elezioni europee.
E non solo nella sfida tra i partiti di maggioranza, ma anche dalle opposizioni, che mettono in evidenza le contraddizioni delle scelte operate dalla premier.
“Meloni da una parte chiede più solidarietà all’Ue - dice il leader del M5s, Giuseppe Conte - e dall’altra si allea con polacchi e ungheresi che non accettano la redistribuzione dei migranti”.
Insomma, rincara la dose la segretaria Pd Elly Schlein, i leader di governo si riscoprono “campioni di scaricabarile, evocano un complotto internazionale per nascondere le proprie responsabilità”.
E mentre il dibattito politico si infiamma, a farne come sempre le spese sono agli abitanti di Lampedusa e le decine di migliaia di disperati, legati da un unico tragico destino, e soprattutto i più deboli, quei bambini per i quali il Mediterraneo è diventato un cimitero.
“Lampedusa - ha detto il primo cittadino Filippo Mannino - in tutti questi anni ha dato lezioni di umanità al mondo intero”.
Il popolo dell’isola, “non si è mai globalizzato all’indifferenza”, ma è “anche un popolo stanco, stremato, a cui è stata data una croce troppo pesante da portare. A noi è rimasta una sola speranza: quella di non essere lasciati soli”.