ROMA - Nel 2024 l’Italia accorcia la distanza dei prezzi con l’Europa, ma oneri e componenti fiscali neutralizzano i risparmi possibili.
Le famiglie tedesche restano quelle che pagano di più seguite da quelle italiane, secondo quanto emerge dall’analisi condotta dall’Autorità per l’energia, il clima e l’ambiente in occasione della Relazione annuale al Parlamento.
“Nel confronto internazionale, la componente fiscale italiana risulta essere la più elevata, superiore a quella della Francia (+51%), della Spagna (+36%) e della media dell’Area euro (+18%)”, spiega Arera, che sottolinea come il permanere di uno scenario internazionale complesso “ha comportato significativi divari in Europa: in 10 Paesi i prezzi sono aumentati (tra questi Francia +19% e Portogallo +15%), in 17 sono diminuiti (Italia -8%, Lussemburgo -33%). Di conseguenza sono stati adottati, rimodulati o sospesi interventi pubblici per il contenimento dei costi dell’energia”.
L’Italia è tra i Paesi che hanno sperimentato la riduzione maggiore dei prezzi lordi dell’energia elettrica per i clienti domestici, che sono scesi da 38,64 a 35,7 centesimi/kWh. Si è quindi ridotto al 15% (era il 24,7% nel 2023) il differenziale rispetto alla media europea.
Nel confronto con i principali Paesi di riferimento, i prezzi più alti si confermano quelli pagati dalle famiglie tedesche (41,13 c/kWh), seguite da quelle italiane (35,70 c/kWh), francesi (28,03 c/kWh) e spagnole (26,26 c/kWh).
Stessa classifica per i prezzi netti, cioè senza oneri e imposte, che in Italia risultano del 14% superiori alla media dell’Area euro (25,92 c/kWh contro i 22,73 c/kWh), nonostante le riduzioni registrate sia dalla componente energia (-21%) sia dai costi di rete.