BUENOS AIRES – “Il costo e il disagio causati dalle Paso non possono più essere un peso per la società”. Così si è espresso Guillermo Francos, capo di Gabinetto del governo Milei, a proposito delle Primarie aperte, simultanee e obbligatorie (Paso, appunto).
Secondo Francos, le Paso, dalla loro introduzione nel 2009, hanno “generato solo spese per lo Stato e disagi per i cittadini”.
In un’intervista a Radio Mitre, Francos ha stimato che l’eliminazione delle elezioni primarie potrebbe ridurre tra il 35% e il 40% le spese associate ai processi elettorali. “Il costo totale del processo elettorale del 2025 potrebbe essere ridotto di oltre 150 milioni di dollari”, ha affermato.
Anche il governo della città di Buenos Aires si è unito al dibattito. Jorge Macri, capo del governo, ha annunciato che verrà presentato un progetto alla Legislatura per sospenderle a livello cittadino. “Vogliamo che quei soldi non escano dalle tasche dei cittadini e che possano essere utilizzati per altre priorità”, ha dichiarato Macri, sottolineando la necessità di evitare spese inutili e di concentrarsi sui problemi più urgenti della capitale. La proposta potrebbe essere discussa il 20 febbraio in una sessione straordinaria.
Inoltre, Macri, ha annunciato che le elezioni legislative di quest’anno nella capitale saranno separate da quelle nazionali.
La ministra alla Sicurezza nazionale, Patricia Bullrich, ha obiettato che separare le elezioni nazionali e locali avvantaggerebbe solo i politici, generando una spesa inutile e prolungando la campagna elettorale. “L’Argentina deve votare tutto insieme. Se si separano le elezioni, si spende il doppio”, ha detto.
La proposta nazionale di eliminazione delle Paso non è ancora stata discussa dal Congresso nazionale. Alcuni mesi fa, il portavoce presidenziale, Manuel Adorni, aveva annunciato che sarebbe stato inviato al Parlamento un progetto di legge per abolirle. Il tema doveva essere affrontato in sessioni straordinarie, ma il governo nazionale ha dovuto rinunciare a causa della mancanza di una accordo minimo con l’opposizione sui progetti di legge, con il rischio di un ostruzionismo che avrebbe portato al nulla di fatto.
Le Paso, create nel 2009 durante il governo di Cristina Fernández de Kirchner, avevano l’obiettivo di democratizzare la selezione dei candidati all’interno dei partiti e delle coalizioni elettorali. Sono queste consultazioni, che si svolgono contemporaneamente in tutto il Paese e per tutti i partiti, che determinano le liste dei candidati a deputati e senatori e l’accoppiata di candidati alla presidenza e vicepresidenza, che parteciperanno alle elezioni generali di ottobre per ciascun partito o coalizione.
In molte occasioni la loro efficacia è stata messa in dubbio, poiché in alcuni casi non c’è competizione interna e, di fatto, non raggiungono il loro scopo iniziale di selezionare i candidati. In questo senso, Adorni ha sottolineato che si sono trasformate in un “sondaggio milionario” che non solo è costoso, ma anche inutile, soprattutto quando non ci sono più candidati all’interno di uno stesso fronte.
Oltre a difendere l’eliminazione delle Paso come una strada per ridurre le spese e migliorare l’efficienza del processo elettorale, il governo propone di tornare a un sistema in cui i partiti politici gestiscano le loro primarie in modo indipendente, senza la necessità di coinvolgere lo Stato o gli elettori in un processo costoso.
Tuttavia, l’opposizione non vede di buon occhio l’eliminazione della consultazione. Alcuni settori del Pro, come l’ex governatrice della Provincia di Buenos Aires, María Eugenia Vidal, hanno presentato proposte alternative, per esempio renderle non obbligatorie.
All’interno di Unión por la Patria, che fa capo al kirchnerismo, non c’è una posizione unitaria. Alcuni temono chi gestirebbe il processo di selezione dei candidati del partito, soprattutto coloro che sono in conflitto con Cristina Kirchner, ora che l’ex presidente è a capo del Partito Giustizialista (PJ), il più importante della coalizione.