BUENOS AIRES - Secondo un rapporto dell’Istituto di ricerca Osservatorio del Debito Sociale dell’Università Cattolica Argentina (ODSA-UCA), che da anni si occupa di monitorare in modo indipendente lo stato della società argentina e i livelli di povertà, nel terzo trimestre del 2024 l’Argentina ha visto un parziale miglioramento della situazione socioeconomica, con il tasso di povertà che tocca il 49,9% della popolazione, in calo rispetto al 51% del secondo trimestre dell’anno.
Allo stesso tempo, il tasso di indigenza, che misura la miseria estrema, è sceso al 12,3%, rispetto al 15,8% dei tre mesi precedenti. I valori, sebbene in lieve miglioramento, rimangono i più alti dal 2004, segnalando le continue difficoltà per il Paese.
Il rapporto evidenzia che, sebbene la povertà abbia registrato una diminuzione rispetto ai picchi del primo semestre (52,9% di povertà e 18,1% di indigenza), i numeri rimangono estremamente preoccupanti.
L’ODS ha anche condotto una simulazione sulla base dell’Indagine Permanente delle Famiglie (EPH) dell’INDEC, l’istituto nazionale di statistica, che ferma l’indice di povertà al 46,8% nel terzo trimestre, mentre la miseria estrema si attesta al 12,9%: risultati in linea con quelli elaborati in proprio.
Questo miglioramento progressivo è stato accompagnato da una diminuzione dell’inflazione, che a dicembre 2023 aveva registrato il 25,5% su base mensile. A marzo, era scesa all’11%; a giugno, al 4,6%; a settembre, al 3,5% e a ottobre al 2,7%, secondo le misurazioni ufficiali registrate dall’Indec.
Tuttavia, la ripresa non è stata uniforme, e i miglioramenti registrati a livello macroeconomico non si sono tradotti in un significativo miglioramento della qualità della vita per molte famiglie, come ha avverte il direttore dell’ODSA, Agustín Salvia.
Secondo l’accademico, sebbene si possa anticipare che il tasso di povertà continui a calare, “c’è un effetto statistico dovuto alla diminuzione dell’inflazione, ma non necessariamente lo si percepisce nei portafogli”.
Per comprendere questo fenomeno, lo studio dell’UCA ha esaminato cosa sta succedendo al consumo dei nuclei familiari; se riescono a coprire le spese mensili e quanto riescono a risparmiare.
Un dato importante emerso dallo studio riguarda il cambiamento nella composizione dei consumi. Nonostante il calo dell’inflazione, molte famiglie hanno dovuto ridurre la spesa in settori fondamentali. Il 31% degli intervistati ha ridotto le spese sanitarie, il 29,4% quelle per i medicinali e circa il 27% non ha potuto pagare alcuni servizi pubblici essenziali come luce, gas e acqua. Inoltre, quasi il 30% ha dichiarato di non essere riuscito a pagare tasse e imposte.
Tutti questi indicatori, relativi alla capacità delle persone di far fronte alle spese quotidiane, sono peggiorati tra 2 e 6 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2023.
Inoltre, il tasso di disoccupazione generale si è mantenuto stabile durante l’anno ma il lavoro a tempo indeterminato è diminuito, passando dal 40,4% al 39,7%, mentre è aumentato il lavoro precario, passando dal 26,5% nel 2023 al 27,8% quest’anno.
Prendendo in considerazione queste variabili, l’UCA ha elaborato il suo indice di povertà multidimensionale, che considera altre necessità di base e include non solo l’indicatore del reddito, ma anche l’accesso a beni e servizi essenziali.
Secondo il report dell’ODSA, nel 2024 il tasso di povertà multidimensionale ha raggiunto il 49,9%, con un impatto devastante sui bambini: il 65,5% dei minori vive in famiglie che affrontano difficoltà economiche gravi. Questo dato prefigura gravi conseguenze sul capitale umano del Paese, con una perdita significativa delle opportunità future per le nuove generazioni.
Secondo le analisi della UCA le misure di assistenza sociale come l’Asignación Universal por Hijo (AUH), un trasferimento dello Stato alle famiglie a basso reddito in base al numero dei figli, sono state essenziali per non incrementare la povertà infantile, il cui tasso altrimenti sarebbe stato più alto del 5,5%.
Tuttavia, l’assistenza non raggiunge tutti i bisogni: il 24,9% dei nuclei familiari in grave vulnerabilità alimentare non riceve alcun tipo di aiuto, mentre il 24,6% dei nuclei che non sono in condizioni di estrema necessità è comunque beneficiario di questo tipo di sussidi.
Il direttore dell’ODSA, Agustín Salvia, ha sottolineato che la situazione attuale rappresenta una “transizione” dal modello economico basato su una “bolla di consumo” all’introduzione di un nuovo modello economico. Nonostante alcuni segnali di miglioramento, il percorso verso una ripresa stabile appare ancora incerto, e il Paese dovrà affrontare enormi sfide per risolvere problemi strutturali e persistenti.