BUENOS AIRES – Nuova batosta al Congresso per il governo del presidente argentino Javier Milei: il Senato ha approvato con 61 voti a favore e otto contrari la riforma del sistema pensionistico, che a giugno aveva già ottenuto il via libera della Camera.

Con il contributo determinante dell'opposizione, è dunque passata la legge che ricompone le prestazioni pensionistiche dell'8,1% e contiene una nuova formula di mobilità.

Le pensioni verranno aggiornate mensilmente sulla base degli ultimi dati disponibili sulla variazione dell'indice dei prezzi al consumo (Cpi) -come venivano calcolate prima-, ma di maniera periodica verranno riviste anche sulla base in base alla variazione del Ripte -il salario medio- per consentire la possibilità di migliorare il reddito in contesti di crescita economica in cui i salari aumentano.

La legge prevede anche un extra dell'8,1 per cento per ricostruire il reddito delle pensioni durante la forte inflazione di gennaio -pari al 20,6 per cento- retroattivo da febbraio (il governo argentino aveva concesso solo un 12,5 per cento). Una misura che rappresenta un duro colpo per l'equilibrio fiscale promosso dall'esecutivo.

La reazione del leader ultraliberista non si è fatta attendere. "Il Congresso nazionale, in un atto di populismo demagogico, ha approvato un disegno di legge irresponsabile, illegale e incostituzionale che stabilisce spese esorbitanti senza la corrispondente voce di bilancio e che farà cadere nuovamente il Paese nelle vecchie pratiche di emissione monetaria, aumento di imposte o indebitamento, che ci hanno portato al fallimento negli ultimi cento anni", ha scritto in un comunicato Milei, annunciando l'intenzione di usare il suo potere di veto contro l'iniziativa parlamentare.

La sessione al Senato ha segnato anche una nuova spaccatura tra il partito di Milei, La Libertad Avanza, e il Pro dell'ex presidente Mauricio Macri. Cinque senatori di questo gruppo hanno votato per la riforma, contrariando la maggioranza di governo.