BUENOS AIRES – Il comunicato di Javier Milei lo definisce “presidente eletto della Repubblica del Venezuela”. Così si è anche autoproclamato Edmundo González Urrutia, sebbene Tribunale elettorale del suo Paese gli abbia dato torto, in una consultazione su cui pesano sospetti di brogli e palesi intimidazioni.

Il candidato di opposizione a Nicolás Maduro è stato ricevuto stamattina alla Casa Rosada, in segno della volontà del governo di Milei di riaffermare “l’impegno dell’Argentina nella difesa dei valori democratici e della libertà nella regione”.

Javier Milei ha dichiarato: “L’Argentina non sarà complice del silenzio di fronte alle ingiustizie e agli abusi del regime di Maduro. La nostra posizione è chiara: libertà, giustizia e democrazia per tutti i venezuelani”.

Ha inoltre sottolineato la necessità di rafforzare la collaborazione nella regione, per costruire un’America Latina prospera e libera da qualsiasi tipo di oppressione o governo di dubbia qualità democratica.

Durante la riunione, sono state discusse iniziative concrete per promuovere la stabilità nella regione e si è riaffermato l’impegno dell’Argentina verso i valori repubblicani e il benessere dei suoi cittadini.

Da sinistra, il ministro degli Esteri Gerardo Werthein, Urrutia, Milei e la sorella Karina, segretaria generale della Presidenza.

È stato anche affrontato il tema della detenzione illegale del gendarme argentino Nahuel Gallo da parte di Caracas, un atto che l’Organizzazione degli Stati Americani (Oea) ha definito come un crimine contro l’umanità e per risolvere il quale sta lavorando la diplomazia argentina.

Successivamente, i due leader hanno salutato la folla di venezuelani radunata in Plaza de Mayo, una comunità che in Argentina conta oltre 200mila persone.  

Urrutia e Milei, dal balcone della Casa Rosada, salutano i venezuelani riuniti in Plaza de Mayo.

Urrutia, esule in Spagna da settembre, vuole entrare in Venezuela il 10 gennaio, data della proclamazione del nuovo presidente, per rivendicare la propria vittoria alle urne. E ha iniziato oggi una vera e propria “tournée americana”, in cerca del sostegno politico di governi amici: sarà a Montevideo, Panama, Repubblica Dominicana e, forse, Stati Uniti.