I tre imputati Ernesto Guillermo Barreiro (75 anni), Carlos Enrique Villanueva (73 anni) e Carlos Alberto Díaz (80 anni), ex membri del Distaccamento 141 dei servizi segreti dell’esercito argentino, sono stati condannati a 24 anni di carcere per il rapimento, la tortura e la morte di Rubén Amadeo Palazzesi e il rapimento e le torture su José Jaime García Vieyra e Nilveo Teobaldo Domingo Cavigliasso, militanti del Peronismo di Base e delle Forze Armate Peroniste (Fap).
Il 12 agosto 1979 Palazzesi e García Vieyra furono rapiti da un gruppo di persone armate, appartenenti al Distaccamento 141, e trasferiti in una casa di campagna situata a Villa Gran Parque Guiñazú, poco distante da Córdoba, adibita a “base operativa” per la detenzione clandestina di persone. Dieci giorni dopo, anche Cavigliasso, che tra l’altro era anche delegato sindacale della SMATA, il sindacato dei lavoratori dei trasporti, è stato rapito e trasferito nella medesima casa di campagna nei pressi di Córdoba.
L’accusa ha sostenuto che “i tre imputati hanno sottoposto le vittime a torture fisiche e mentali permanenti, al fine di minare la loro resistenza e ottenere il maggior numero possibile di informazioni su di loro, le loro attività politiche, i sindacati o le loro organizzazioni”, secondo quanto si legge in un comunicato della procura generale argentina.
Dopo diversi giorni in prigionia, due membri della Task Force dell’ESMA, che restano ancora non identificati, sono arrivati a Guiñazú per interrogare Palazzesi, morto a seguito di terribili torture. García Vieyra e Cavigliasso furono invece, successivamente, trasferiti in diversi luoghi di detenzione e vennero rilasciati tra la fine del 1980 e l'inizio del 1981.
Il processo ha incluso anche la testimonianza di una delle vittime, García Vieyra, qualcosa non abituale nei processi che riguardano crimini contro l’umanità, che si basano su testimonianze di parenti e compagni di militanza politica o sindacale delle vittime. L’uomo è diventato un testimone chiave del caso.
La “Quinta de Guiñazú” è stato un centro di tortura operante a Córdoba, fino al 1982. Durante un’operazione alla fine del 1977, i suoi proprietari vennero rapiriti e gli venne confiscata la fattoria, che ai tempi produceva pesche.
In questo momento in Argentina sono in corso di svolgimento più dieci procedimenti in diverse province del Paese, con il Segretariato per i Diritti Umani costituito parte civile in due casi su tre. Dal ritorno della democrazia, più di 1.100 responsabili del genocidio sono già stati condannati.