Arnaldo Pomodoro è stato uno dei più grandi artisti italiani contemporanei, dei più riconoscibili, dei più popolari anche per la diffusione delle sue opere nelle piazze del mondo, e presenza di pregio così rara nel panorama italiano dell’arte pubblica. La sua sfera è senza dubbio iconica, perché riassume in qualche modo la sintesi della sua intera opera: metallo splendente capace di resistere al tempo, come quello dei suoi gioielli, e dentro nascosto un universo fragile di mondi sovrapposti, quasi meccanici, e senza dubbio oscuri, che si riflettono nei suoi obelischi, nei dischi, nelle macchine sceniche, nei suoi labirinti. “L’arte è un labirinto”, diceva del resto l’artista, le cui opere oggi segnano la loro presenza in luoghi come il Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, il Palazzo delle Nazioni Unite a New York o, ancora, l’ingresso principale della Farnesina a Roma o Sfera Grande sul lungomare di Pesaro, ormai parte dell’identità della città.
Arnaldo Pomodoro, fratello maggiore di Giorgio ‘Giò’ Pomodoro, anche lui scultore (scomparso nel 2002), è morto alla vigilia dei 99 anni nella sua casa milanese, come ha reso noto la Fondazione che porta il suo nome. Era infatti nato il 23 giugno del 1926 a Morciano di Romagna (Rimini) e aveva dapprima fatto studi da geometra per scoprire presto la sua passione per il metallo. Orafo in un primo momento, è negli anni ‘50 che realizza le prime grandi forme dopo il trasferimento a Milano dal 1954 quando inizia a tessere le sue trame segniche in rilievo creando situazioni visive al limite tra bi-dimensione e tri-dimensione. “Per me - aveva raccontato l’artista già ultranovantenne - è stato un periodo fittissimo di scambi intellettuali”. Con Lucio Fontana e altri fonda il gruppo Continuità per iniziare una produzione che segna la storia dell’arte e non solo. Oggi, le sue opere sono esposte ovunque nel mondo.