MILANO - Il gip milanese Domenico Santoro ha convalidato l'arresto e disposto la custodia cautelare in carcere per Cristian Ferrario, ultrà interista cinquantenne, arrestato nella notte tra venerdì e sabato, quando gli investigatori della Squadra Mobile che indagano sulle curve di San Siro hanno trovato in un magazzino a Cambiago, nel Milanese, il presunto arsenale della Curva Nord, composto anche da kalashnikov e bombe a mano.
Arrestato in flagranza per detenzione di armi da guerra, l’indagato (che era finito già ai domiciliari a fine settembre nell'inchiesta “Doppia curva” come presunto prestanome del capo ultrà Andrea Beretta), aveva respinto le accuse nell'interrogatorio di convalida davanti al gip, assistito dall'avvocato Mirko Perlino.
Ferrario aveva messo a verbale che lui “non sapeva nulla” delle armi, che erano ben nascoste, non visibili.
Si tratta, per gli investigatori, di uno scenario “che lascia intravedere una proiezione criminosa” degli ultras, “ancora più preoccupante” di quella venuta a galla con la prima inchiesta, in cui si è contestata l'associazione per delinquere anche aggravata dal metodo mafioso.
Per il giudice Santoro la disponibilità di quel salone e di quell'arsenale è ascrivibile a Ferrario e al capo ultrà della Curva Nord Andrea Beretta, in carcere dal 5 settembre per l'omicidio dello 'ndranghetista Antonio Bellocco e che da giorni ormai sta collaborando coi pm.
Nell'ordinanza del giudice vengono elencati, uno ad uno, i pezzi rinvenuti nel magazzino, tra cui anche segni distintivi e contrassegni della polizia contraffatti, un fucile semiautomatico, puntatori laser per fucili e munizioni.
Gli inquirenti sono arrivati a quel box “nell'ambito di attività info-investigativa", viene scritto, e parti del provvedimento, come l'interrogatorio dell'arrestato, sono omissis.
Il giudice ricorda come Ferrario, stando agli atti dell'inchiesta che ha portato agli arresti di fine settembre, si fosse messo a disposizione anche come presunto prestanome per Beretta e Bellocco.
Per il giudice, ora, con le indagini, vanno accertati i canali di approvvigionamento dell'arsenale e “l'eventuale utilizzo, affatto da escludere, di talune delle armi in episodi delittuosi”, come nell'omicidio di Boiocchi.