VENEZIA - La fuga di Filippo Turetta finisce sull’autostrada vicino Lipsia, in Germania, dopo mille chilometri in fuga. Il ragazzo, accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchetin, si trova al momento in carcere a Halle in attesa di essere estradato in Italia.
La fuga del 22enne durata sette giorni, non si sarebbe forse interrotta se la sua Fiat Punto nera, ricercata in tutta Europa, non si fosse docuta fermare sulla corsia di emergenza dell’autostrada 9 perchè rimasta senza benzina.
La vettura procedeva sulla A9 in direzione sud e per questo si sta appurando se Turetta non si fosse spinto fino nel nord del Paese, nella zona di Berlino. Su di lui pendeva un mandato d’arresto internazionale per omicidio emesso dalla Procura di Venezia.
Il giudice del tribunale cittadino di Halle an der Saale, in Sassonia Anhalt, ha già convalidato l’arresto di Turetta, che nel corso dell'udienza, ha fatto sapere il suo avvocato, Emanuele Compagno, “ha acconsentito ad essere estradato in Italia”. Ora però dovrà aspettare che il tribunale regionale inizi a esaminare la richiesta di estrazione. “Per portarlo in Italia - ha aggiunto il legale - potrebbero servire una quindicina di giorni”.
Il titolare della Farnesina Antonio Tajani ha sottolineato che con l’arresto europeo, avvenuto grazie “al coordinamento tra le nostre forze dell'ordine e quelle tedesche”, il ragazzo “potrà essere affidato in pochi giorni alle forze dell’ordine e alla giustizia italiana per subire un giusto processo”.
Quando l’estradizione sarà pronta, un team della polizia giudiziaria italiana andrà in Germania a prenderà in consegna il 22enne per trasferirlo in Italia e metterlo a disposizione dell’autorità giudiziaria, che ha diverse domande da porre al giovane, per definire i dettagli che ancora mancano e soprattutto valutare se c’è stata o meno premeditazione.
Alcune degli elementi a disposizione degli inquirenti, punterebbe infatti inquella direzione: analizzando la cronologia del computer di Turetta gli investigatori avrebbero trovato numerose ricerche fatte dal ragazzo su kit di sopravvivenza in alta quota, ci sono poi i sacchi neri in cui è stato trovato avvolto il corpo di Giulia e nel luogo dell’aggressione, a Fossò, è stato reperito un coltello con la lama spezzata che ora verrà esaminato per capire se si tratti dell’arma del delitto.
Il medico legale che ha esaminato il corpo della ragazza, ha confermato che era morta quando è stata portata da Filippo nella scarpata vicino a Barcis. L’autopsia, che potrebbe essere eseguita già nelle prossime ore, chiarirà definitivamente le cause del decesso e l’arco temporale del crimine. Poi la salma sarà restituita alla famiglia per l’ultimo saluto a Giulia.
A Vigonovo, intanto, si è svolta una fiaccolata per Giulia Cecchettin, a cui hanno partecipato 3mila persone; nel corteo anche il papà e la sorella della ragazza barbaramente uccisa.
Sconvolti anche i genitori di Filippo, che solo a sera sono riusciti ad affrontare i giornalisti.
“Siamo ancora sotto shock per ciò che ha combinato. Non capiamo come possa essere successa una cosa del genere, non riusciamo a capire come possa aver fatto una cosa così un ragazzo a cui abbiamo dato tutto. Non è concepibile, ci deve essere qualcosa che è entrato in lui” ha detto Nicola Turetta. “Porgiamo le nostre massime condoglianze e siamo vicini alla famiglia Cecchettin - ha aggiunto - volevamo bene a Giulia e nessuno la riporterà più indietro”.