MILANO - Il Tribunale del riesame di Milano, dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio il provvedimento per un nuovo giudizio, ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Dmitry Chirakadze, detto Dima.
Il cinquantaquattrenne, aristocratico russo legato a funzionari e oligarchi di Mosca, è stato arrestato lo scorso giugno in una seconda tranche dell’inchiesta sul caso della fuga di Artem Uss, l’imprenditore, figlio dell’ex governatore di una regione siberiana, evaso il 22 marzo 2023 mentre era ai domiciliari a Basiglio (Milano), in attesa di estradizione negli Usa.
Chirakadze è già a processo per procurata evasione davanti alla settima Corte Penale accusato, nell’inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo e del pm Giovanni Tarzia, di essere stato il coordinatore del piano di “esfiltrazione”, mentre altri indagati della “batteria operativa” - il gruppo che materialmente permetteva gli spostamenti - hanno già patteggiato.
L’ordinanza di custodia cautelare per il cinquantaquattrenne era stata annullata, con rinvio, sul punto della contestazione dell’aggravante della transnazionalità, confermando i gravi indizi di reato.
Il pm, nell’udienza al Tribunale del riesame dei giorni scorsi, ha ricalibrato la contestazione dell’aggravante con altri elementi e i giudici, con dispositivo, hanno confermato la misura cautelare. Ora la difesa, coi legali Tatiana Della Marra e Federico Sinicato, potrà ancora fare ricorso in Cassazione.
Un paio di settimane fa la giudice della settima penale di Milano, Ombretta Malatesta, aveva respinto una richiesta di scarcerazione, o in subordine di domiciliari, per l’uomo, spiegando che le sue “imponenti capacità patrimoniali” potrebbero assicurargli la “copertura finanziaria necessaria per l’evasione dallo Stato”.