ROMA - Tutti gli emendamenti presentati al disegno di legge sugli Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del Codice della Strada, in corso di approvazione in Senato, sono stati respinti o ritirati.  

L’obiettivo era quello di posticipare l’entrata in vigore dell’obbligo assicurativo per i veicoli agricoli in aree private, nell’attesa di avviare finalmente l’auspicato confronto tecnico volto alla risoluzione della questione, stante l’assenza di idonei strumenti assicurativi. 

Gli agricoltori “continuano a rimanere nel limbo”, spiega in una nota Andrea Borio, presidente Federacma, la Federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei rivenditori di macchine agricole, operatrici e da giardinaggio. 

Tuttavia, a quasi un anno dal Decreto legislativo del Ministero dei Trasporti con cui è stato introdotto l’obbligo comunitario di assicurazione per i veicoli anche in aree private, non si è ancora giunti ad una soluzione, spiega il presidente della Federazione. 

Federacma ha sollevato la questione sin dai primi giorni dell’entrata in vigore del Decreto Legislativo sul rischio statico a fine 2023. La questione interessa sia tutti i rivenditori, con almeno 100mila mezzi tra nuovi e usati nei piazzali, sia tantissimi agricoltori sull’intero territorio nazionale, ovvero oltre un milione di mezzi. 

“Chiediamo al Governo da tempo la convocazione di un tavolo tecnico che possa sbrogliare la questione”, aggiunge Borio, spiegando di aver “avviato in autonomia il confronto all’interno della filiera agricola producendo un documento che abbiamo posto all’attenzione dei ministri Matteo Salvini, Adolfo Urso e Francesco Lollobrigida, sinora purtroppo senza riscontro” conclude Borio. 

Il testo ha visto la collaborazione di diverse sigle associative che hanno trovato una posizione condivisa finalizzata all’attuazione della norma. Dopo un passaggio di confronto con IVASS, l’Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni, la filiera agricola rimane in attesa di conoscere dai ministeri interessati e da ANIA, l’associazione che raggruppa le imprese assicuratrici, come adempiere alla nuova disposizione comunitaria, stante la lamentata inesistenza di adeguati e idonei strumenti assicurativi e la presenza di diverse complicazioni di tipo tecnico.