DAMASCO – Una trentina di persone assisteva alla messa domenicale nella chiesa greco ortodossa di Sant’Elia, alla periferia di Damasco, quando qualcuno si è messo a sparare. Subito dopo, una violenta esplosione ha devastato il luogo di culto, lasciando a terra almeno 20 morti e oltre 50 feriti. L’attentatore con la cintura esplosiva è stato presto identificato dalle autorità siriane come un affiliato all’Isis.
È la seconda volta che lo Stato islamico si palesa con il sangue nella Siria di Ahmad Sharaa, considerato un ‘apostata’ dalle frange islamiste più estreme, per avere cercato e ottenuto il riconoscimento dell'Occidente e perché persegue il rispetto delle minoranze.
La Francia di Emmanuel Macron ha condannato “con la massima fermezza” l’attentato e ha espresso la sua solidarietà al popolo siriano. Lo scorso 8 maggio l’autoproclamato presidente della Siria era stato ricevuto all’Eliseo. Il 30 dello stesso mese, l’Isis si era già fatto sentire, piazzando un ordigno lungo una strada mentre passava una pattuglia dell’esercito, uccidendo un militare.
Il ministro degli Esteri siriano ha definito l’attacco “un disperato tentativo di minare la coesistenza nazionale”. “Questo atto codardo contraddice i valori di cittadinanza che ci uniscono tutti”, ha detto subito dopo l’attentato il ministro siriano dell’Informazione, Hamza Al-Mustafa, citato dall’agenzia Sana. E ha aggiunto: “Non faremo marcia indietro rispetto al nostro impegno per la cittadinanza paritaria”, sottolineando “l’impegno dello Stato a compiere ogni sforzo per combattere le organizzazioni criminali”.
Il Patriarcato ortodosso di Damasco ha esortato le nuove autorità islamiste siriane ad “assumersi la piena responsabilità” per l’attentato, accusando il governo di non garantire “l’inviolabilità delle chiese e la protezione di tutti i cittadini”.
Secondo la Turchia, grande sponsor del nuovo presidente Ahmad al Sharaa, si è trattato di un “attacco a tradimento” volto a “seminare il caos” nella società siriana. In un comunicato del ministero degli Esteri turco si legge: “Siamo convinti che il governo e il popolo siriano rimarranno uniti e solidali nella lotta contro le organizzazioni terroristiche”.
Forte la reazione delle Nazioni Unite. L’inviato speciale per la Siria, Geir O. Pedersen, ha espresso “la sua indignazione per questo crimine atroce” e ha chiesto alle autorità siriane di avviare “un’indagine approfondita”.