TEL AVIV - L’esercito israeliano ha annunciato oggi “una pausa tattica” nel sud della Striscia di Gaza. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno spiegato che la pausa “dell’attività militare” durante le ore diurne faciliterebbe la consegna degli aiuti umanitari.

L’Idf ha dichiarato che lo stop “per scopi umanitari avrà luogo tutti i giorni dalle 8 alle 19 fino a nuovo avviso lungo la strada che porta dal valico di Kerem Shalom a Salah al-Din Road e poi verso nord”.

Intanto, da mesi, ogni sabato sera una folla di manifestanti si riunisce nelle piazze di diverse città israeliane per protestare contro il governo di Benjamin Netanyahu e chiedere la liberazione degli ostaggi. Lo scorso sabato, però, si è unito alla dimostrazione anche Benny Gantz, l’ex generale che meno di una settimana fa si è dimesso dal gabinetto di guerra israeliano per le incolmabili divergenze con Netanyahu sulla conduzione della guerra.

Un gruppo di manifestanti si è riunito davanti alle residenze ufficiali di Netanyahu a Gerusalemme e a Tel Aviv, dove il leader dell’opposizione, Yair Lapid, ha accusato il primo ministro di “temporeggiare in modo che la gente dimentichi che è colpevole e responsabile” dell’assalto di Hamas.

La polizia israeliana ha reso noto, nelle stesse ore, che alcune persone sono state arrestate nella capitale israeliana per violazioni dell’ordine pubblico durante le dimostrazioni.

Tra i fermati ci sarebbe anche un fotografo del quotidiano Haaretz. Sempre nella giornata di sabato, otto soldati dell’Idf, l’esercito di Tel Aviv, sono stati uccisi da un’esplosione che ha travolto il loro veicolo blindato vicino alla città di Rafah, nel sud di Gaza.

“È stato un sabato difficile” ha commentato il ministro degli Esteri israelian Israel Katz, esprimendo il proprio cordoglio per un episodio che segna la più grande perdita di vite umane per l’esercito dello Stato ebraico in un singolo incidente negli ultimi mesi, rischiando di alimentare il già diffuso malcontento contro il governo e le richieste di cessate il fuoco nell’opinione pubblica israeliana.

Ma, “nonostante il costo elevato e sconcertante, dobbiamo attenerci agli obiettivi della guerra: la distruzione delle capacità militari e governative di Hamas e il ritorno di tutti i nostri rapiti”, ha sottolineato il primo ministro israeliano, che ha aggiunto: “Abbiamo pagato un altro prezzo straziante nella nostra giusta guerra per la difesa della patria.

Con profondo dolore, in profondo lutto, piango la caduta dei nostri eroici guerrieri”. Intanto, in un contesto interno sempre più complesso, si acutizzano le tensioni anche al confine nord di Israele con il Libano, dove continuano i lanci di razzi sull’Alta Galilea da parte di Hezbollah, con la rivendicazione israeliana dell’uccisione di un agente del gruppo sciita in un attacco con un drone, nel sud del Paese.

Inoltre, le forze armate israeliane hanno dichiarato che nel fine settimana aerei da combattimento hanno attaccato una struttura militare di Hezbollah nel sud del Libano. Questi continui scambi preoccupano particolarmente la Casa Bianca, che teme che le tensioni tra Israele e Hezbollah possano sfociare in una guerra su vasta scala.

I funzionari americani sarebbero particolarmente preoccupati che il lancio di razzi più frequenti dal Libano possa “provocare conseguenze indesiderate che scatenerebbero un evento per il quale Israele si sentirebbe obbligato a rispondere”, secondo quanto riportato da Haaretz.

Il timore americano è che i recenti attacchi israeliani in Libano stiano “preparando il campo di battaglia per un assalto travolgente” da parte delle forze armate di Tel Aviv.

Fonti governative americane hanno evidenziato che le truppe dell’esercito israeliano nel nord si starebbero “addestrando in unità delle dimensioni di una brigata, ma non sono ancora in grado di iniziare un assalto”.

Proprio nel tentativo di allentare la situazione, il consigliere strategico americano Amos Hochstein si è recato in visita in Israele per incontrare Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant e discutere dell’allentamento delle tensioni con Hezbollah e metterli in guardia contro l’ipotesi di un’“invasione di terra limitata” in Libano. 

Hochstein potrebbe poi recarsi a Beirut per un colloquio con funzionari libanesi, mentre in settimana una delegazione israeliana è attesa alla Casa Bianca per discutere di Libano, Gaza e del programma nucleare iraniano.