ROMA - È diventato un caso l’ordine del giorno firmato dal vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, al bilancio interno della Camera. Nel testo, finito nel mirino del Movimento 5 Stelle, si chiede di “superare le eccessive differenziazioni nella disciplina di istituti comuni ai due rami del Parlamento”. Poche righe che bastano ai pentastellati per portare l’esponente di Fratelli d’Italia sul banco degli imputati con l’accusa di voler “reintrodurre i vitalizi e alzare lo stipendio dei deputati per equipararlo a quello dei senatori”.
Due differenze non da poco: secondo i calcoli, i senatori percepiscono circa 1.000 euro in più al mese rispetto ai colleghi deputati e a differenza di Montecitorio, a Palazzo Madama gli ex senatori percepiscono una sorta di vitalizio. Un benefit invece tagliato dalla Camera che, proprio nei giorni scorsi, ha respinto il ricorso degli ex deputati. Il testo presentato dal vicepresidente della Camera però è finito al centro di un vero e proprio scontro politico che a più riprese è andato in scena in Aula. A sentire il M5s l’ordine del giorno era messo nero su bianco nel fascicolo allegato al bilancio e in possesso di tutti i componenti dell’ufficio di presidenza di Montecitorio.
Nessuna ufficialità ha messo in chiaro invece il diretto interessato: “L’Odg di cui parla solo chi non ha altri argomenti non esiste; non si può dire neppure che sia stato ritirato perché non è mai comparso negli atti ufficiali”, ha replicato Rampelli che ha bollato come “hooligans dell’anticasta” i pentastellati. “Avevo in realtà proposto informalmente di lavorare per equiparare gli istituti di Camera e Senato per difendere la nostra amministrazione e i suoi dipendenti”.
Il vicepresidente della Camera ha spiegato infine che proprio per evitare “strumentalizzazioni” il suo testo non è mai stato ufficialmente depositato. La versione dell’esponente di Fdi non ha convinto i Cinque Stelle che sono insorti: “Se è vero, come sostiene Rampelli, che in realtà l’Odg non è mai comparso negli atti ufficiali, cos’è questo, allora?”, ha scritto in un post su Facebook il vicepresidente del Movimento, Michele Gubitosa, pubblicando l’immagine dell’ordine del giorno di Rampelli imitato successivamente da Gilda Sportiello che dal suo scranno ha mostrato sventolandolo il testo dell’ordine del giorno. “Beccati con le mani nella marmellata, non hanno potuto fare altro che ritirare l’Odg”, ha detto ancora Gubitosa. Parole a cui ha fatto eco il capogruppo alla Camera, Riccardo Ricciardi, che ha chiamato in causa anche Giorgia Meloni: “Onestamente - ha domandato - faccio fatica a credere che la Premier non sapesse nulla; viene difficile credere che non ne fosse informata”.
Leonardo Donno non ha esitato a definire tutta la vicenda come “la porcata Rampelli”. Parole e accuse che hanno fatto reagire il leghista Rossano Sasso che ha denunciato la “modalità degradante” cui è stato portato il dibattito. Rampelli ha provato a chiuderla qui pur ribattendo che “accuse di sprechi, anche no, da chi ha fatto il Superbonus o il reddito di cittadinanza”. Poi, almeno secondo quanto riportato da alcuni 5 Stelle, alcune parole a microfono spento hanno surriscaldato nuovamente il clima in Aula: “Il vicepresidente Rampelli ha ritenuto di mandarmi a quel paese”, ha denunciato Sportiello supportata dalla conferma del collega Agostino Santillo che ha chiesto al presidente di turno (il pentastellato Sergio Costa) di intervenire: “Se lei non l’ha visto, qua l’abbiamo visto tutti”, lo ha sollecitato. A quel punto lo stesso Costa ha chiarito: “Tutto quello che è accaduto è sicuramente registrato”.