CANBERRA –  Il primo ministro Anthony Albanese ha dato inizio alla giornata di domenica mattina, 26 gennaio, con la cerimonia di alzabandiera a Commonwealth Place, sulle rive del lago Burley Griffin a Canberra.

Insieme al governatore generale Sam Mostyn, ha poi accolto 24 residenti che hanno prestato giuramento durante la cerimonia ufficiale per la cittadinanza australiana. 

“È un onore condividere questo momento con voi e i vostri cari – ha dichiarato Albanese –. Oggi, nelle nostre grandi città e nei sobborghi più piccoli, sulle spiagge e nei parchi, stanno avendo luogo oltre 280 cerimonie di cittadinanza come questa. Celebriamo quindi tutto ciò che unisce la nostra Australia e le caratteristiche che la distinguono dal resto del mondo”.

Oltre alle cerimonie commemorative e di cittadinanza organizzate dai governi statali, in tutto il Paese hanno preso piede anche le annuali proteste per l’Invasion Day con le relative marce e le manifestazioni all’alba per la We-Akon Dilinja, ossia la riflessione di lutto. Dalle proteste a Belmore Park a Sydney – dove è stata anche deturpata la statua del capitano James Cook a Randwick  – alla marcia da Parliament House a Melbourne; dalle cerimonie di “lutto mattuttino” ad Adelaide e Perth fino alle manifestazioni a Hobart per “non celebrare il giorno dell’invasione”.

Una foto dalle proteste contro lAustralia Day a Melbourne

Ancora forte, quindi, l’avversità da parte di una vasta fetta di popolazione australiana che pensa al 26 gennaio come al giorno che segna l’inizio della colonizzazione del Paese, il giorno in cui gli inglesi issarono per la prima volta la bandiera con l’Union Jack a Sydney Cove nel 1788.