CANBERRA - Nonostante le precedenti dichiarazioni del presidente Donald Trump, che aveva lasciato intendere un possibile aumento del dazio minimo oltre il 10% per tutti i Paesi, l’Australia manterrà il livello stabilito ad aprile.
“È una conferma del valore della diplomazia calma e costruttiva del governo Albanese”, ha affermato il ministro del Commercio Don Farrell. “Questo significa che prodotti come vino, carne bovina e ovina, e grano saranno più convenienti negli Stati Uniti rispetto a quelli di altri Paesi”.
Il governo ha annunciato che aiuterà gli esportatori australiani a sfruttare questa situazione, non solo per aumentare le esportazioni verso gli USA, ma anche verso altri mercati con cui l’Australia ha diversificato i suoi rapporti commerciali.
Altri Paesi non sono stati altrettanto fortunati. La Nuova Zelanda subirà un aumento dal 10% al 15%, mentre il Canada è stato colpito da un forte rincaro, con dazi che passano dal 25% al 35%, decisione motivata anche dall’accusa di non star contrastando adeguatamente il traffico di fentanyl.
Curiosamente, il Messico, da cui proviene la maggior parte del fentanyl sequestrato negli Syayi Uniti, ha ottenuto un rinvio di 90 giorni sull’applicazione dei dazi.
È importante notare che i dazi non vengono pagati dai fornitori australiani, ma dagli importatori statunitensi. Tuttavia, ciò potrebbe influenzare la domanda: se i prezzi salgono, i compratori americani potrebbero acquistare meno o cercare fornitori alternativi. Questo meccanismo contribuisce all’inflazione interna negli Stati Uniti, mentre in Australia il quadro inflazionistico sta migliorando.