SYDNEY - L’inflazione è tornata a salire in luglio, raggiungendo il 2,8 % su base annua e superando le attese della banca centrale e degli analisti. È il livello più alto dall’estate scorsa, dopo alcuni mesi di costante rallentamento.
Secondo i dati diffusi dall’Australian Bureau of Statistics, l’aumento è stato trainato soprattutto da un incremento del 13% delle bollette elettriche. Le misure di sconto previste dal governo del New South Wales e dell’ACT entreranno in vigore solo da questo mese, determinando una forte volatilità nel costo dell’energia.
Anche il dato dell’inflazione sottostante, meno sensibili alle oscillazioni dei prezzi, hanno registrato un’accelerazione. L’indice “trimmed mean” è salito al 2,7% rispetto al 2,1% di giugno, mentre il calcolo che esclude le voci più variabili e i viaggi per vacanza si è attestato al 3,2%, oltre la fascia obiettivo compresa fra il 2 e il 3% fissata dalla Reserve Bank of Australia (RBA).
Le nuove cifre hanno ridotto le attese dei mercati su un taglio dei tassi già a settembre. La probabilità di un intervento di politica monetaria della RBA al ribasso è scesa dal 35% a circa il 28%, segnale che gli operatori economici e finanziari si attendono un atteggiamento prudente da parte del Consiglio della banca centrale.
Sean Langcake, responsabile delle previsioni macroeconomiche di Oxford Economics Australia, ha sottolineato che, escludendo il costo dell’energia, l’inflazione resta comunque contenuta. “La RBA probabilmente aspetterà i dati completi del terzo trimestre prima di modificare la [propria] politica monetaria”, ha dichiarato, aggiungendo che un taglio a novembre resta plausibile.
Altri elementi hanno contribuito al rincaro dei prezzi, tra cui alimentari, alcol e tabacco. Più contenuta la crescita degli affitti, rallentata al 3,9 % su base annua, minimo da novembre 2022. Anche i costi di trasporto e alloggio per le vacanze hanno mostrato un rialzo.
Sul fronte della crescita, l’indice anticipatore di Westpac-Melbourne Institute ha registrato un leggero miglioramento, pur continuando a indicare un’espansione economica modesta nei prossimi mesi.
Il verbale della riunione di luglio della RBA, reso noto la scorsa settimana, ha mostrato un consiglio diviso: sei membri hanno votato per lasciare invariato il tasso ufficiale al 3,85%, mentre tre avrebbero preferito un allentamento immediato. Una divisione che riflette l’incertezza sull’evoluzione dell’economia e sulla capacità dell’inflazione di rientrare stabilmente nel target.
Con i dati trimestrali attesi per ottobre, la banca centrale sembra orientata a guadagnare tempo. Solo allora il quadro complessivo permetterà di valutare se ci sarà spazio per una riduzione del costo del denaro entro fine anno.