L'AIA - Al momento, l’Australia destina circa il 2% del proprio PIL alla difesa, con l’obiettivo di arrivare al 2,3% entro il 2033/2034.

La decisione della NATO, seguita alla proposta del presidente statunitense Donald Trump durante il vertice a L’Aia, ha aumentato la pressione su Canberra affinché segua lo stesso esempio. Fino ad ora, il governo australiano ha resistito alle richieste americane di portare la spesa militare al 3,5%.

“Abbiamo fatto le nostre valutazioni strategiche e continueremo a farle, tenendo conto delle esigenze future - ha dichiarato Marles -. Quella della NATO è una decisione molto importante, ma resta principalmente un tema europeo”.

Gli esperti della difesa, però, sostengono che l’Australia dovrebbe agire con urgenza. Malcolm Davis dell’Australian Strategic Policy Institute ha affermato che l’attuale traiettoria è insufficiente rispetto al contesto globale: “Con appena il 2% del PIL, non possiamo prepararci adeguatamente a un potenziale conflitto nella nostra regione entro questo decennio”.

Anche il capo della Difesa, ammiraglio David Johnston, ha anticipato che il dipartimento chiederà un incremento dei fondi nella prossima revisione biennale, per rispondere alle esigenze emergenti.

Il primo ministro Anthony Albanese, pur non rispondendo direttamente alle pressioni di Trump e della Coalizione, ha lasciato aperta la possibilità di un aumento, specificando che ogni decisione sarà presa nell’interesse nazionale, basata sulle reali capacità e necessità del paese, e non su pressioni esterne.