HONIARA - La decisione, attesa a breve da parte dal ministro dell’Ambiente Murray Watt, giunge dopo anni di iter autorizzativi e proprio mentre il governo Albanese rilancia la sua immagine di leader globale nella transizione energetica.
Il progetto, situato nella regione del Burrup nel Western Australia, è da tempo contestato sia dagli ambientalisti sia dai custodi tradizionali Murujuga, preoccupati per i danni al patrimonio culturale locale e per l’aumento delle emissioni. Raelene Cooper, rappresentante dei custodi, ha denunciato il poco preavviso ricevuto sulla decisione, definendo “devastante” il fatto che il territorio tradizionale venga sacrificato per alimentare la dipendenza globale dal gas.
Nel frattempo, i leader del Pacifico hanno utilizzato il forum per ribadire il loro malcontento. Ralph Regenvanu, ministro per l’adattamento climatico di Vanuatu, ha ricordato che, dopo il recente parere della Corte Internazionale di Giustizia, anche la produzione di combustibili fossili dovrebbe rientrare nelle responsabilità climatiche delle Nazioni. “Vogliamo che l’Australia inizi a parlare seriamente del proprio portafoglio di produzione di fossili”, ha detto, avvertendo che l’argomento non può più essere eluso.
Anthony Albanese, pur ribadendo l’impegno del governo per la decarbonizzazione e annunciando 100 milioni di dollari per il nuovo Pacific Resilience Facility, ha difeso il ruolo del gas come “parte della transizione energetica”, sottolineando che le decisioni saranno prese in base alle leggi nazionali e agli interessi economici del Paese. Una posizione che, pur presentata come pragmatica, evidenzia una certa tensione interna tra la narrazione politica orientata alle rinnovabili e la realtà di un’economia che resta fortemente dipendente dalle esportazioni di gas e carbone.
Per i Paesi del Pacifico, in prima linea contro un potenziale innalzamento dei mari, questa ambivalenza è difficile da accettare, soprattutto mentre l’Australia spinge per co-ospitare la COP del 2026 insieme alle isole vicine. La credibilità internazionale di Canberra sul fronte climatico rischia di essere compromessa se alle promesse di neutralità carbonica non seguiranno scelte coerenti.
Al termine del ritiro a Munda, i leader diffonderanno un comunicato con le priorità comuni, ma resta il dubbio che le parole di collaborazione possano essere oscurate dalla controversa decisione sul gas, che molti vedono come una “prova di coerenza” per il governo Albanese.