SYDNEY - La polizia del New South Wales ha riferito che intorno alle 8 del mattino era stata segnalata la presenza sospetta di un SUV bianco fermo nel vialetto della sede diplomatica. Gli agenti, giunti sul posto, hanno tentato di avvicinare il conducente, un uomo di 39 anni. Invece di collaborare, l’uomo ha improvvisamente accelerato, abbattendo i cancelli ed entrando nel cortile del consolato. L’auto, con i finestrini frantumati e le portiere spalancate, è rimasta ferma accanto all’asta della bandiera, circondata immediatamente da forze di polizia e successivamente rimossa con un carro attrezzi verso le 10:00.
Durante l’operazione, un agente di 24 anni ha riportato una ferita alla mano, trattata dai paramedici del NSW Ambulance. Non risultano altri feriti e il personale del consolato è rimasto all’interno dell’edificio senza correre rischi. Gli inquirenti hanno precisato che i danni materiali sono stati limitati e che il cancello è stato riparato in tempi rapidi.
Il sospetto, arrestato sul posto, è stato condotto alla stazione di polizia di Surry Hills per essere interrogato. Le autorità non hanno ancora chiarito le motivazioni del gesto, e non è stato confermato se si sia trattato di un tentativo deliberato di danneggiare la sede diplomatica o di un’azione legata a ragioni personali. L’Australian Federal Police è stata chiamata a collaborare nelle indagini, vista la natura diplomatica del sito colpito.
A pochi metri dall’incidente, alcuni residenti e cittadini russi sono rimasti sorpresi dal cordone di sicurezza improvvisato. Tra loro, Boris Kragen, 77 anni, arrivato per sbrigare pratiche consolari, ha raccontato di essere stato respinto dagli agenti perché l’ufficio era temporaneamente chiuso.
Il noto influencer pro-Cremlino Simeon Boikov, rifugiato da quasi tre anni all’interno del consolato per evitare accuse pendenti in Australia, ha dichiarato di essere stato svegliato dalle sirene della polizia. Secondo lui, l’uomo al volante sembrava già inseguito dagli agenti e ha ipotizzato che potesse trattarsi di un “tentativo di asilo diplomatico”, ipotesi che non ha però trovato conferma ufficiale.
Le indagini proseguono per chiarire dinamica e movente di un episodio che, seppur senza gravi conseguenze, ha posto l’accento sulla vulnerabilità di alcune strutture diplomatiche e sulla necessità di vigilanza costante.