CAIRNS - Forse in pochi sanno che ci sono più persone che hanno scalato l’Everest di quante non abbiamo circumnavigato il globo. Un’impresa, quest’ultima, che fa pensare a esploratori e avventurieri d’altri tempi e non magari a una famiglia australiana contemporanea.
A bordo della loro Utopia da undici anni, i Deeley hanno in realtà salpato i mari di ogni angolo della terra, dalle isole del Pacifico al Golfo del Messico. Il primo viaggio di Karen, Andrew e dei quattro figli – Josh, Tristan, Max e Ava – è avvenuto undici anni fa, nel 2010, lungo la costa del Queesland, segnando l’inizio di un’avventura che ancora non è finita. E per Ava, studentessa della Cairns School of Distance Education (CSDE), la barca a vela è sinonimo di casa, dato che ci vive da quando aveva quattro anni.
“Io e la mia famiglia passiamo tutto l’anno in barca – ci spiega-. Ogni uno o due anni torniamo in Australia per controlli medici e per andare a trovare i parenti, ma non da quando è iniziata la pandemia”.
L’Utopia è pressoché autosufficiente: i Deely generano energia elettrica tramite pannelli solari, una turbina eolica e un generatore. Hanno un piccolo impianto per la desalinizzazione dell’acqua e possiedono un gommone, l’equivalente di un’auto che usano per gli spostamenti dall’Utopia alla terraferma.
Ava e i suoi fratelli sono membri attivi dell’equipaggio e prendono parte alla gestione pratica della nave: aiutano con le provviste, fanno i turni per controllare che non ci siano ostacoli sulla rotta (una balena, qualche detrito galleggiante), fanno attenzione al vento e all’eventuale necessità di sistemare le vele. Sanno usare il telefono satellitare e le diverse frequenze radio e, prima di ogni traversata (che può durare per parecchi giorni), la famiglia ripassa tutte le procedure di emergenza per essere pronta a ogni evenienza.
A dispetto dell’esperienza, raccontano, tutti soffrono di mal di mare. I lunghi tratti di navigazione (il più lungo è stato di 23 giorni, dal Messico alle isole Marchesi) sono la parte che Ava preferisce di meno a causa di possibili burrasche e turni di notte. A parte questo, la ragazza non ha esitazioni: “Amo tutto della mia vita, la parte migliore è viaggiare: vedere nuovi posti, sperimentare culture diverse e ammirare le bellezze di altre nazioni (anche se non amo troppo il caldo e visitare luoghi storici)”.
Un incontro ravvicinato di Ava Deeley con un camaleonte
Tra le esperienze memorabili vissute con la famiglia in giro per il mondo, Ava ricorda il viaggio in camper tra Namibia e Sud Africa; lo snorkelling con i leoni marini (“puzzolenti e rumorosi”) e gli squali balena (innocui ma dalle dimensioni “spaventose”); le visite in giro per l’Europa, tra Francia e Italia; gli incontri ravvicinati con gli Orangutan in Borneo e con i lemuri in Madagascar.
Lo scorso anno, allo scoppio della pandemia, l’equipaggio dell’Utopia ha visto andare in fumo i propri piani - come il resto del mondo - rimanendo bloccato in Messico assieme ad altre due famiglie in altrettante barche. “Ci siamo autoisolati nel Golfo di California per un mese per assicurarci di non avere il Covid – racconta Ava -. In Messico la situazione era davvero allarmante, vivevamo costantemente con l’ansia di ammalarci, specie i miei genitori che hanno dei problemi di salute”.
I Deeley sono stati attentissimi: facevano provviste una volta al mese, cercando di evitare al massimo i contatti con altre persone e rimanevano ancorati in luoghi isolati in compagnia delle altre due famiglie che avevano ragazzi della stessa età di Ava. Il gruppo ha cercato di tenere sollevato il morale con creatività, giochi, feste in maschera, falò sulla spiaggia ma è stato tutt’altro che semplice e hanno potuto rimettersi in moto solo quest’anno.
Anche se non le manca la vita “sedentaria”, Ava trova sempre difficile dire addio agli amici incontrati nel corso dei viaggi, salutare i parenti in Australia o i fratelli maggiori Josh e Tristan, tornati “in terraferma” per fare esperienze lavorative e frequentare l’università. “Però – ammette la ragazza- non cambierei la mia vita per nulla al mondo”.
Anche la scuola è un'esperienza fuori dal comune: è stata la mamma Karen, che ha un background nel campo dell'istruzione, a seguire i figli durante le elementari, iscrivendoli per le superiori alla CSDE, un istituto statale del Queensland, unico nel suo genere che consente di ottenere un diploma di maturità australiano completamente da remoto. Per Karen, l'esperienza con tutti e quattro i figli è stata molto positiva grazie alla preparazione, il costante supporto e la flessibilità dei docenti.
Ava frequenta i corsi della CSDE da quando aveva dieci anni: “Mi piace la scuola, offre numerose materie elettive e approfondisce bene le diverse discipline”.
Ava Deeley con il papà e i due fratelli
Non è sempre facile gestire il carico di lavoro, ammette Ava, specie quando non c’è internet a disposizione e non è possibile inoltrare i compiti in maniera puntuale. “Rende anche l’italiano una materia difficile da studiare dato che serve più connessione a internet rispetto alle altre”, spiega la studentessa che si è avvicinata all’italiano dopo un viaggio nella Penisola del 2016.
“Avevo dieci anni e forse le mie opinioni sono state influenzate dal gelato – scherza –. Mi hanno affascinato la cultura, la lingua e la bellezza. Penso sia il Paese più bello che io abbia mai visitato, in particolare la Toscana. Spero di tornarci un giorno, magari per viverci”.
Tra i progetti per il futuro della ragazza, ci sono: continuare a studiare l’italiano e scrivere in inglese (ha frequentato lezioni di scrittura creativa alla CSDE per due anni e ha un romanzo nel cassetto); diplomarsi alle superiori e iscriversi all’università.
Per scoprire gli itinerari e le avventure dell’Utopia e del suo equipaggio e stare al passo con i loro spostamenti, è possibile seguire il blog.