SAN SALVADOR - È stato presentato un ricorso alla Corte Suprema di giustizia del Salvador, da parte di un gruppo di avvocati salvadoregni ingaggiati dal governo del Venezuela, per chiedere la revisione della detenzione di 30 cittadini venezuelani trasferiti dagli Stati Uniti al carcere di massima sicurezza Cecot.
Il legale Jaime Ortega, portavoce del team di avvocati, ha dichiarato alla stampa che la richiesta è stata estesa anche ai 238 cittadini venezuelani, espulsi dagli Stati Uniti per ordine del presidente Donald Trump.
“Stiamo chiedendo alla Sala Costituzionale di valutare la situazione legale e giuridica di queste persone e di pronunciarsi: se vi è illegalità nella loro detenzione, che ne ordini immediatamente la liberazione”, ha spiegato Ortega.
La vicenda nasce dall’invio, da parte degli Stati Uniti, di 238 presunti membri della banda criminale Tren de Aragua nel Salvador. Il presidente salvadoregno Nayib Bukele ha confermato il loro arrivo la scorsa settimana, senza però fornire dettagli sull’identità degli individui o prove concrete del loro legame con la criminalità organizzata.
È importante sottolineare che le autorità statunitensi hanno ammesso che non tutti i deportati presentavano precedenti penali e le espulsioni sono avvenute grazie all’invocazione, da parte di Trump, di un’ampia autorità secondo una legge che si riferisce a tempi di guerra.
Secondo fonti ufficiali, infatti, 137 dei migranti in questione sono stati arrestati in applicazione della Legge sui nemici stranieri, attualmente sotto esame da parte dei tribunali statunitensi.
La misura, che ha permesso l’espulsione rapida di questi cittadini venezuelani, è oggi al centro di accese polemiche, sia per la sua costituzionalità negli Stati Uniti, sia per la sua conformità al diritto internazionale.
Gli avvocati che difendono i detenuti auspicano che la Corte Suprema salvadoregna riconosca la natura migratoria del caso e disponga la loro repatriatio in Venezuela. “Se si tratta di un’espulsione, la persona dovrebbe essere rimandata al proprio Paese d’origine, non inviata in una nazione terza”, ha aggiunto Ortega.
Tuttavia, i giudici della Corte Suprema non hanno un termine stabilito per risolvere questo tipo di ricorsi, aumentando l’incertezza per i familiari dei detenuti.
Juan Pappier, vicedirettore per le Americhe di Human Rights Watch, ha commentato la situazione con scetticismo: “Capisco la disperazione delle famiglie e credo sia giusto che utilizzino ogni via possibile. Tuttavia, la Corte Suprema del Salvador non gode di alcuna indipendenza, essendo completamente controllata dall’amministrazione Bukele. È purtroppo irrealistico aspettarsi un intervento contrario agli interessi del governo”.
Nel frattempo, la Commissione nazionale per i diritti umani e la libertà di espressione del Salvador ha riferito di aver ricevuto, fino alla mattinata di lunedì, sette richieste ufficiali per la revisione delle detenzioni dei cittadini venezuelani espulsi dagli Stati Uniti. “Ci occuperemo di ciascun caso e procederemo con le verifiche necessarie”, ha dichiarato il commissario presidenziale Andrés Guzmán.