CATANIA - La Procura di Catania ha indagato il rapper Zaccaria Mouhib, 24 anni, in arte Baby Gang, per concorso per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, aggravato dall’avere favorito la mafia, e per avere violato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale che gli impediva di essere presente nel capoluogo etneo.
Agenti della squadra mobile della Questura di Lecco, in raccordo con quelli di Catania, hanno quindi eseguito a Calolziocorte (Lecco) un decreto di perquisizione e sequestrato lo smartphone dell’artista, che nei prossimi giorni verrà sottoposto ad accertamenti forensi.
All’indagato la polizia ha anche notificato un foglio di via obbligatorio emesso dal Questore di Catania che vieta a Baby Gang di potere dimorare nel capoluogo etneo per quattro anni, decisione che farà saltare il suo concerto previsto per l’8 agosto prossimo alla Villa Bellini.
A far scattare l’inchiesta è stata la sua partecipazione, lo scorso 1° maggio, sul palco della Plaia all’One day music festival, dove prima di esibirsi con la canzone “Italiano”, scritta con il rapper Vincenzo “Niko” Pandetta, fa vedere un video sul suo smartphone in cui quest’ultimo sembra assistere tramite videochiamata.
Il problema è però che il rapper, nipote dello storico capomafia Turi Cappello, si trova attualmente detenuto in un carcere in Calabria per spaccio di sostanze stupefacenti.
“È mio fratello, un c... di casino per Niko Pandetta”, ha detto Baby Gang dal palco, mostrando il telefonino in cui si è visto il volto di Pandetta, gesto ripreso da molti dei presenti, che hanno poi postato i video sui social, diventati virali.
Non è ancora chiaro se la videochiamata fosse in diretta o registrata, o fosse un antico video memorizzato. Per chiarire cosa sia realmente accaduto e verificare se Pandetta abbia avuto la possibilità, dal carcere, di mandare un video o, addirittura, di partecipare in diretta al concerto, la Procura ha avviato degli accertamenti, delegando le indagini alla squadra mobile della Questura.
Da una perquisizione nella cella dove Pandetta è detenuto, eseguita il 3 maggio scorso, la polizia penitenziaria ha comunque trovato e sequestrato un telefonino e per questo motivo è stato indagato anche lui per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.