Trentasette anni fa moriva uno dei maestri dell’arte italiana del ‘900, Renato Guttuso. “Bagheria me la porto addosso”, aveva confidato a un giornalista nell’ottobre 1959 benché si fosse trasferito dalla sua città natale nella Capitale una ventina d’anni prima, per dedicarsi alla pittura ma anche alla passione politica e all’impegno nel sociale. Tradusse quel legame speciale con Bagheria innumerevoli volte nelle sue tele alternando struggenti paesaggi siciliani, le spiagge come il golfo di Palermo, con nature morte o con le raffigurazioni degli oggetti delle case umili della sua terra. Alla morte Guttuso donò alla sua città natale molte opere che sono state raccolte nel locale e omonimo museo a Villa Cattolica dove è appunto sepolto, dopo essere stato traslato dalla tomba di famiglia del cimitero comunale. La nascita del Museo Guttuso risale al 1973, ed è collegata alla generosa donazione destinata dal maestro a Bagheria, composta da opere dello stesso Guttuso (ma anche di altri artisti) e documenti vari. La testimonianza concreta del profondo legame che il maestro ebbe fino ai suoi ultimi giorni con la propria città. Nell’ambito delle celebrazioni del cinquantesimo, con la riapertura del secondo piano del museo in veste nuova e riallestita, sono infatti previste una serie di iniziative che renderanno ancora più attrattivo il museo di Bagheria.

Aldo Renato Guttuso è stato un pittore e politico italiano, tra i più importanti artisti italiani del XX secolo, impropriamente indicato come esponente del realismo socialista, protagonista della pittura neorealista italiana che si espresse negli artisti del Fronte Nuovo delle Arti, senatore dal 1976 al 1983. Figlio di Gioacchino, agrimensore e acquerellista dilettante, e di Giuseppina d’Amico, che preferirono denunciare la nascita a Palermo il 2 gennaio 1912 per contrasti con l’amministrazione comunale di Bagheria dovuti alle idee liberali dei coniugi, il piccolo Renato manifestò precocemente la sua predisposizione alla pittura. Influenzato dall’hobby del padre e dalla frequentazione dello studio del pittore Domenico Quattrociocchi nonché della bottega del pittore di carri Emilio Murdolo, il giovane Renato incominciò appena 13enne a datare e firmare i propri quadri. Si trattava per lo più di copie, ma non mancavano ritratti originali. Durante l’adolescenza cominciò anche a frequentare lo studio del pittore futurista Pippo Rizzo e gli ambienti artistici palermitani. Nel 1928, appena 17enne partecipa alla sua prima mostra collettiva a Palermo. La sua arte, legata all’espressionismo, fu caratterizzata anche dal forte impegno sociale, che lo portò altresì all’esperienza politica come senatore del Partito Comunista Italiano per due legislature, durante la segreteria di Enrico Berlinguer.